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domenica, Novembre 24, 2024

NASPI, I SINDACATI DEL TERZIARIO IL 15 OTTOBRE IN AUDIZIONE ALLA COMMISSIONE LAVORO DELLA CAMERA CHIEDERANNO LA REVISIONE STRUTTURALE DELLA NORMATIVA DAL 2016

Economia e LavoroNASPI, I SINDACATI DEL TERZIARIO IL 15 OTTOBRE IN AUDIZIONE ALLA COMMISSIONE LAVORO DELLA CAMERA CHIEDERANNO LA REVISIONE STRUTTURALE DELLA NORMATIVA DAL 2016

Dal 2016 l’applicazione della normativa sulla Naspi, la nuova assicurazione sociale per l’impiego, rischia di penalizzare fortemente i lavoratori stagionali del settore turismo e del comparto termale nonché gli operatori del lavoro domestico e di assistenza domiciliare. E’ quanto esporranno i sindacati di categoria Fisascat Cisl, Filcams Cgil e UIltucs il 15 ottobre prossimo nel corso di un incontro richiesto e concesso dalla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati sollecitando una revisione delle modalità applicative del nuovo regime di assicurazione sociale per inoccupazione. I nodi per le tre sigle riguardano in primis il dimezzamento della durata e del valore del sussidio della Naspi a cui sarebbero esposti dal 2016 i lavoratori stagionali del settore turismo e del comparto termale in assenza di correttivo strutturale, lo stesso previsto dal Dlgs. 148, comma 4 art. 43 – approvato nel mese di giugno scorso ed in vigore dal 24 settembre 2015 – che ha salvaguardato il trattamento di integrazione salariale per l’anno 2015, tamponando di fatto la contraddizione legislativa che avrebbe penalizzato i 300 mila lavoratori stagionali di due comparti cardine dell’economia italiana. Fortemente penalizzati per i sindacati anche i 300 mila operatori del lavoro domestico e di assistenza domiciliare, per i quali la circolare Inps 142 del 29 luglio 2015 stabilisce che il requisito di “trenta giornate di lavoro effettivo” nei dodici mesi precedenti la cessazione del rapporto di lavoro “si intende soddisfatto laddove gli assicurati abbiano prestato attività lavorativa per cinque settimane con un minimo di ore lavorate per ciascuna settimana pari a 24 ore”, escludendo dunque di fatto gli operatori che prestano la propria attività lavorativa sotto le 24 ore settimanali.

“Al Parlamento -ha dichiarato il segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri – chiederemo di rendere strutturale l’intervento di sostegno al reddito Naspi per i lavoratori stagionali del settore turistico e del comparto termale, entrambi pilastri portanti del nostro Pil, con il superamento definitivo della riduzione del 50% della durata e del valore sussidio Naspi con l’effettiva corrispondenza, ai fini del calcolo della prestazione, delle settimane di lavoro prestato .  Al Legislatore – ha sottolineato Raineri – chiediamo di adoperarsi affinchè ad ogni settimana di lavoro prestato dai lavoratori stagionali corrisponda il riconoscimento di una settimana di integrazione salariale e di contribuzione previdenziale, altrimenti il rischio reale è che centinaia di migliaia di lavoratori non raggiungeranno mai i requisiti per l’accesso alla pensione”.

Non dimentichiamo comunica il segretario regionale della Fisascat Sicilia Pancrazio Di Leo, che la Fisascat si è attivata da tempo a tutti i livelli per evidenziare il problema Naspi e pensionistico chiedendo di attuare i correttivi necessari per poter evitare un danno economico per i lavoratori stagionali e per l’economia locale delle zone turistiche.

“È diventata un’esigenza imprescindibile inoltre -conclude Pancrazio Di Leo- rilanciare la necessità di convocare al più presto un tavolo tecnico che coinvolga tutte le associazioni datoriali, dei lavoratori, dei comuni e degli enti interessati, per attivare tutte quelle azioni sinergiche e necessarie a realizzare iniziative che possano rilanciare il settore del turismo e destagionalizzare l’offerta turistica in quei comuni siciliani dove ciò è fattibile e non gravare su ulteriori costi aggiuntivi della Naspi, offrendo ove fattibile più opportunità lavorative e meno precariato. Non bisogna dimenticare che i lavoratori aspirano ad un occupazione più lunga, non ad “una stagionalità” ridotta con contratti a termine di due, tre mesi o quattro mesi e successivamente rinnovati  mensilmente  più volte. Ciò a fronte di una stagione che precedentemente alla riforma sulla contrattazione a termine prevedeva contratti di sei o sette mesi ed anche oltre. Che i lavoratori “non siano merce di scambio” per ottenere qualche mese in più di lavoro, zitti e senza limiti di orario….., questo la Fisascat Cisl non lo condivide e ove informata procederà a comunicarlo agli organi ispettivi sperando in un celere intervento prima che le strutture chiudano.”    

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