APERTA LA PORTA SANTA. SI SCHIUDE IL SENTIERO DELLA MISERICORDIA.

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Un giubileo per contemplare il mistero della misericordia. Così Papa Francesco afferma della bolla di Indizione Misericordiæ vultus perché la misericordia è fonte di gioia, di serenità e di pace. E aggiunge ancora di più: Misericordia è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato.

Questa consapevolezza può spiegare a chiare lettere – o almeno tentare – l’incredibile folla di fedeli radunatasi lo scorso 13 dicembre per partecipare al rito dell’apertura della Porta della Misericordia e alla celebrazione della Messa. In una Piazza Duomo gremita fino all’inverosimile, nel silenzio tutti ad attendere il gesto dell’apertura della Porta. A guidare il popolo della Chiesa messinese il vescovo amministratore apostolico mons. Antonino Raspanti, il quale con ieraticità si accosta alla Porta per aprirla, lasciando risuonare le parole chiave riprese dopo nell’omelia, misericordia e verità!

Vedere aprire la porta, paradigma del sentiero d’amore tracciato da Dio che si schiude dinanzi al cuore dell’uomo; accogliere la benedizione con il Libro dei Vangeli, Parola che ci sovrasta e ci guida lungo il cammino; sentire l’emozione del cuore nell’oltrepassare la Porta, perché abbracciati, se non afferrati, dalla misericordia del Padre, hanno mostrato l’intensità di un momento storico impresso nel cuore di ogni uomo, credente e non.

In una società come la nostra che vive un po’ ripiegata su se stessa, la misericordia di Dio ci squarcia il cuore, perché la vita del fratello entri sempre più a far parte della nostra. Dinanzi ad una amore che talvolta è vissuto razionalmente, la misericordia si insegna a ragionare col cuore… col cuore di Dio. Alle nostre comunità parrocchiali, la Porta aperta della Misericordia indica una direzione ben precisa, unica: servire l’uomo in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità. Ricorda a pastori e gregge di essere misericordiosi come il Padre e di non esserlo nel contesto solo cultuale, ma nella società come luce e sale che danno splendore e senso ad ogni momento. Il Giubileo sollecita scelte coraggiose per ogni Chiesa, per le nostre parrocchie, per le comunità religiose, per i sacerdoti e gli operatori pastorali, per le nostre famiglie e per ogni credente: portare ad ogni persona la bontà e la tenerezza di Dio. Può questo essere solo concettuale, come assunto da accogliere e custodire come ideale principio? Certamente no, deve, necessariamente deve diventare esperienza di vita quotidiana. Anche per questo il Giubileo appena iniziato è straordinario, perché – al di là della scelta che prescinde dalla consueta ricorrenza dei 25 anni – vuol rendere straordinaria la nostra vita, ma solo se accogliamo la portata di questo amore vero e trasfigurante.

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