Il sole di carta, è l’esordio narrativo di Walter Piconese. Edito da Filippo De Mariano, Cm²Publishing, nel 2017.
Il mio incontro con Piconese, è avvenuto tramite il medium di Filippo De Mariano, un artista con cui collaboro dal 2012 ed a cui ho affidato il battesimo di un modo differente di leggere e vedere l’opera d’arte: l’Ermeneusi dell’arte. L’idea infatti fu da me ufficializzata durante un’esposizione di Filippo. Filippo però è anche un giovane imprenditore, convinto e determinato nel diffondere e promuovere Cultura, nei vari canali e sostenendo un progetto capillare che trae forza dalla rete. Ha dunque riservato un segmento della propria attività all’editoria. Walter Piconese è un autore su cui ha sentito di scommettere e devo confermare, che ci ha visto giusto.
Lo scrittore è originario di Otranto, luogo incantevole del Salento. Aveva 16 anni quando da autodidatta ha iniziato a sperimentare attraverso la pittura vari stili, tecniche e soggetti, giungendo all’iperrealismo. Paesaggi in acrilico e nature morte ad olio, sono una costante nel lavoro di Piconese. Assoluto dominatore, è il contrasto tra la luce e l’ombra. I netti contrasti del chiaro scuro si ripercuotono sulla tela, da cui sorgono con un effetto tridimensionale le figure. I colori vivono, respirano e mangiano gli spazi, rigogliosi come rampicanti che un limite preciso non riesce a contenere; ed i soggetti sembrano strisciare fuori, in un lento avanzare verso il fruitore. Dalla tela alla pagina, il passo è stato naturale. Piconese vorace lettore, ha trasmesso la sua energia vitale alla narrazione. Pittura e scrittura sono movimenti della stessa mano, verso una chiara direzione: raccontare la Vita che danza, tra immagini e parole.
Il mio incontro con Piconese è avvenuto grazie a Filippo De Mariano e da qui, la successiva collaborazione che mi ha visto in veste di consulente ed editor. Attenzione però! Non avrei mai accettato, se non avessi visto la giusta luce nel testo di Piconese. Infatti, dopo esserci entrata dentro, averla vissuta sino in fondo e dopo aver assolto il mio compito, non mi restava altro da fare che restituire ai lettori, ciò che io ho provato. Ne è venuta fuori la Prefazione, alle cui righe lascerò spazio per raccontarvi Il sole di carta e la delicata bellezza che ne emerge. La ripropongo qui di seguito, senza aggiungere o togliere nulla:
Occuparsi di editing, vuol dire costringersi a non essere un semplice lettore – lo si vorrebbe tanto, leggere il testo senza pensieri – ma è necessario indossare l’habitus del correttore di bozze. Bisogna mantenere il giusto distacco, in modo da offrire un valido supporto allo scrittore, e muovendosi come un elefante in un negozio di cristalli, si deve essere degli equilibristi per evitare di snaturare il testo. Eppure, il testo di Piconese mi ha dato del filo da torcere. Sin dall’inizio.
Ho lottato con il mio spirito professionale per non lasciarlo naufragare verso le isole della lettura senza pensieri. Questa storia irretisce e ti prende; ti avvolge in spirali di visioni e sentimenti. Non puoi fare a meno di immergerti e nuotarci dentro, sino in fondo. Sai che è un mare nero, illuminato a tratti e solo in superficie, da un “sole di carta”. Atmosfere grigie che affondano in fumi di città. Una città, in particolare, Londra; le cui plumbee energie accompagnano i passi di chi si appresta a compiere questo viaggio.
No, la trama lascio che sia tu, Lettore, a scoprirla! Spetta a te, addentrarti in quelle vie, o in ambienti che tolgono l’aria. Io tuttavia posso darti qualche dritta.
Potrebbe lambire le frastagliate coste del noir ma non lo è, nel senso stretto del termine. Ha un tessuto psicologico fitto, fitto e non sai mai quando riceverai pugni nello stomaco o boccate di speranza. Una storia che è reale anche più del reale, ma che mantiene intatto il senso del sogno.
Tutto è contenuto in quel “sole di carta”, perché in quella figura elementare, è racchiuso un viaggio di formazione e di crescita. Il viaggio di Julian che «arrancava, e la sua sottile voce venne fuori con una increspatura di affanno».
Il viaggio di Borah che «rimase in silenzio. Poi si voltò dall’altro lato, dandogli la schiena. Restò per qualche attimo così, in silenzio con i suoi pensieri».
Due ragazzini, Julian e Borah, dalla vita difficile, appesi al filo di quel “sole di carta”, quasi fosse un palloncino, pronto a volare via lontano.
Walter Piconese è al suo esordio narrativo, eppure ti garantisco che non gli manca nulla per continuare a regalarci altre storie. Io posso assicurare di aver provato una completa gamma di emozioni ed ho pianto! Comprenderai dunque, Lettore, che leggendo questo romanzo, sarai parte dell’avventura, lungo una strada piena di buche e pericoli.
Lo scrittore ha dalla sua, la capacità creativa degli artisti e quella descrittiva di chi allena costantemente l’occhio, nell’osservazione delle cose della Vita. Walter Piconese non ha scritto un semplice romanzo; ne ha dipinto le scene, creando una sceneggiatura che ti porterà ad essere, non un semplice lettore ma uno spettatore che guarda un film.
E non potrai fare a meno di restare incollato allo schermo, sino alla fine.
Lisa Bachis
(fotografie di Franco Trifirò )