Qualche settimana fa, ho avuto modo di scambiare qualche rapida battuta con Antonello Carbone. Giornalista di lungo corso, vive a Catania ed è caposervizio nella redazione Rai del Tgr Sicilia. Ha iniziato a lavorare alla fine degli anni Ottanta a “L’Espresso Sera”; ha collaborato con “La Sicilia” e con Rai Uno per “La vita in diretta”.
Avevo letto e scritto di A Taormina, d’inverno, il suo romanzo d’esordio, uscito nel 2013 per Manni editore; ora ho terminato anche Il giallo sole di Vendicari, pubblicato sempre con Manni ed uscito nel 2017. Rapide battute le nostre, prima di un cocktail per lui, e una cena con amici in attesa, per me. «Antonello sto leggendo il testo e mi piace…». Lui, quasi m’avesse letto nel pensiero, completa la frase aggiungendo: «Lo trovo più maturo, pian piano abbandonerò Taormina…».
Non posso che essere d’accordo. La seconda stagione delle inchieste di Giacomo Cassisi – giornalista pure lui come “il suo papà” – è più ricca. Magari il primo testo essendo stato l’avvio, per giunta ambientato in una Taormina invernale, ora sembra più distante. Ma non è solo questo. Potrebbe trattarsi del cambio di stagione, Il giallo sole di Vendicari è costruito con il contributo degli odori e degli aromi della Sicilia primaverile, perché «Maggio in Sicilia è prologo d’estate», e si svolge tra Siracusa e la sua provincia, senza tralasciare Catania dove ha sede il luogo di lavoro e qualche puntatina a Taormina, rifugio del giornalista. Invece c’è di più. Il testo è più maturo perché a mio avviso, è entrato nel vivo del mondo giallistico di consolidata tradizione. Cassisi, nelle intenzioni di Carbone e del suo editore, affronterà quattro casi; ciascuno in una stagione diversa. L’inverno, la primavera, etc., in una sequenza che parte da Taormina ma che via, via se ne allontanerà, stando a quanto dichiaratomi dallo scrittore. Il desiderio di distacco emerge nel testo, quando Cassisi – che frattanto ha ricevuto la promozione come inviato per “La Gazzetta del Mattino”, il giornale per cui lavora – si accinge a tuffarsi in una nuova inchiesta e riflette su quel rifugio taorminese, giungendo alla conclusione che «Non la riconosce più come un rifugio […] la città ai suoi occhi mostra un altro volto. Bella ma nient’affatto vera, come una donna che abbia ecceduto con il make up».
I capitoli de Il giallo sole di Vendicari sono brevi, precisi nello stile, fluidi nella narrazione, coinvolgenti per l’attenzione al dettaglio, che conduce passo, passo il lettore dentro la storia-indagine, dove tutto è il contrario di tutto e le soprese inducono a rivedere convinzioni, per riflettere sui temi attuali e drammatici dell’oggi. Ogni capitolo ha come titolo quello di una canzone; ciò permette al lettore di sintonizzarsi sulle frequenze di Giacomo Cassisi e su quella spinosa inchiesta, in cui si ritrovano ancora più coprotagonisti, la collega ed amica Elena e l’informatore Zanzara. Un’unica nota che definirei “poetica” nella semplice intimità, è data dalla presenza sullo sfondo della gatta Niciula, una rassicurante certezza nella vita di Cassisi. Il testo si avvale di autorevoli ispirazioni letterarie: Sciascia e la sua disamina della Sicilia tra romanzo ed inchiesta; Pirandello e la psicologia degli atavici comportamenti degli isolani ma anche letture europee quali quelle di Poe,che può essere annoverato tra i creatori del genere giallo e del noir. Gradevoli sono le commistioni linguistiche, presenti nel libro: dall’italiano legato all’ambiente di lavoro, al “colloquiale” dialetto catanese. Ma senza strafare, senza voler ostentare un’appartenenza. Appartenenza a dei luoghi, a tessuti antropici millenari, ad usanze che musicano Il giallo sole di Vendicari senza appesantirlo.
Si definiscono e si caratterizzano meglio i personaggi. Due morti legate da fili che portano ad unire altrettanti personaggi posti, a differenti distanze. La riflessione rinvia ad Escher e “al triangolo di Penrose”, detto triangolo impossibile nel senso che può esistere solamente come rappresentazione bidimensionale e non può essere costruito nello spazio, poiché presenta una sovrapposizione impossibile di linee con differenti costruzioni prospettiche.Perciò ciò che appare impossibile, se guardato da una differente prospettiva diviene evidente.
La lettura corre veloce ma si indugia, rallentando il ritmo, per vedere affiorare vecchie storie d’amicizia come quella tra Elena e Gina, sorella di una delle vittime. Elena che trasporta con sé il bagaglio di giovani amori e il suo “amore sospeso” per Cassisi. Zanzara, l’informatore, che qui acquisisce spessore nel ruolo. Si aggiunge il nome di battesimo, lo si rafforza in una nuova identità, costituita non solo da eccellenti doti intellettive di rodato enigmista e lo si sviscera per portarne fuori grande cultura insieme ad una buona dose di umana solidarietà. Attorno a loro, ed in mezzo a loro, gira e si aggira un’umanità fragile. Drammi della società tra malaffare, tratta di esseri umani, intrecciano i fili della trama narrativa. Antonello Carbone, da anni si occupa dei migranti con inchieste e report. Qui, tornano reali e sofferte le esistenze di chi fugge via da un male atroce per ritrovarsi prigioniero di un male più grande. Persone annullate e rese oggetti. Schiavi che vogliono affrancarsi. Troviamo Kira “la mediana delle connessioni”, diversa ed “altra” in tutto e per tutto, vista con insofferenza da alcuni ma amata nella sua perfetta differenza da altri. Jamil con la sua storia da migrante; incontriamo il commissario Bagnato, caparbio calabrese di Riace, solido in valori e finissimo stratega negli eventi. E così come richiede la struttura del giallo, indizio dopo indizio, collegamento dopo collegamento si giungeràal degno finale de Il giallo sole di Vendicari, testo che mantiene tutte le promesse fatte, a partire da quel “giallo” presente nel titolo.