Lunedì 15 ottobre è stata inaugurata, nell’ex chiesa del Carmine di Taormina, la mostra fotografica “Taormina: fotografie, storia e memoria”. L’esposizione, patrocinata dall’assessorato alla Cultura in collaborazione con la famiglia Castorina, sarà visitabile sino al 10 dicembre 2018.
Ancora una volta, luogo espositivo ed esposizione si equilibrano, richiamandosi vicendevolmente.Interessante quanto espresso dal Sindaco Mario Bolognari, convinto sostenitore dell’importanza – per la comunità e per chi vuol approfondire la conoscenza della storia – rivestita dalla documentazione fotografica, tanto che suo sogno è quello di realizzare “Il museo delle immagini della Sicilia”. In effetti, la storia di Taormina e la storia della fotografia sono parti dello stesso organismo, su cui si è radicata la vocazione turistica e di respiro internazionale della cittadina ionica siciliana. Tra Taormina e la sua immagine vi è una stretta correlazione, e quest’immagine ha avuto iniziale diffusione, tra il XVIII e il XIX secolo, con gli schizzi e gli acquerelli del Grand Tour; perfezionandosi lungo il corso del tempo, mediante la produzione di cartoline souvenir. Ruolo di rilievo ha avuto Von Gloeden con l’esotismo mitizzante delle sue foto, oggi note in tutto il mondo. Taormina come precisato da Bolognari «non ha avuto una scuola di fotografia bensì ha avuto varie figure di fotografi».
Non una scuola dunque, ma fotografi che hanno seguito un percorso comune di valorizzazione dell’immagine della città, meta di un turismo colto e raffinato, alla ricerca dello spirito classico, che Von Gloeden ha immortalato nelle espressioni dei giovani. Spirito classico egenius loci. Il sentimento di una comunità con propri usi e tradizioni, ha ricevuto muta voce dalle immagini di fotografi quali Crupi, Bruno, Galifi, Malambrì, Puglia, per citarne alcuni. Bruno, ad esempio, era prima di tutto un chimico e per procedimento chimico erano impresse le immagini sulle lastre di vetro. Le fotografie, presenti alla mostra, appartengono all’archivio della famiglia Castorina:immortalano il vissuto quotidiano della famiglia del colonnello Licari, autore della maggior parte delle immagini selezionate.Chi visita l’esposizione, è catapultato nel passato, in un arco temporale che va dagli anni Venti del XX secolo, al 1950. Un viaggio tra le vie, nelle piazze, nei giardini con vedute panoramiche o dettagli della stazione di Taormina-Giardini, uno dei monumenti del Liberty siciliano. Il Teatro Antico e le marine di Mazzarò e Isola Bella; le regie trazzere, che con lo scorrere degli anni, diventano strade provinciali. Dimore restaurate e nuove attività commerciali. Una società che cambia costume ma che sotto, mantiene la pelle delle origini. Le fotografie qui assolvono non solo ad una funzione estetica, ma acquisiscono valore etico.
Mi piace riportare uno degli aneddoti di Andrea Camilleri, quando conobbe Robert Capa, dopo lo sbarco del 1943. Il racconto è contenuto nel testo di Gaetano Savatteri, La volata di Calò, Sellerio editore. Robert Capa era già considerato “il migliore fotoreporter di guerra del mondo”. Il piccolo Camilleri, invece, vide un soldato americano «che tentava di fotografare il tempio della Concordia di Agrigento», ossessionato dalla ricerca della giusta angolatura. Capa fu visto da Camilleri, mentre impugnava la macchina fotografica “come una mitragliatrice”.
Anche le foto del grande Capa possiedono valore etico per ciò che trasmettono. La fotografia assume la medesima importanza del testo storico. Essa è fonte e documento, che trattiene nell’immagine informazioni preziose su luoghi, persone, tradizioni. Essa è ricettacolo della nostra cultura e va conservata e fruita non solo per la struggente bellezza che rinvia “al tempo che fu” ma per fornirci testimonianza e vivificare la memoria. Dalla vivificazione della memoria e dall’elaborazione di ciò che ci è stato consegnato, noi abbiamo il dovere morale della custodia e dell’essere responsabili dei nostri beni materiali ed immateriali. Ecco il valore etico assunto dalle fotografie.
L’esposizione fotografica all’ex chiesa del Carmine, è stata anche l’occasione per incontrare molti miei “compaesani”. Taormina ha una doppia anima: quella locale e quella internazionale. Talvolta, l’una entra in conflitto con l’altra; tuttavia l’altra sera,le ho viste riunite sotto gli occhi di tutti. Ciò che mi è rimasto “impresso” nella mente, in modo particolare, sono le parole usate dal Prof. Saro Calabrese e che a mio avviso, sintetizzano alla perfezione il senso che la famiglia Castorina ha voluto dare all’esposizione: «Lisa, tutto questo, è commovente!».
Lisa Bachis