I lavori dell’Odeon romano e del Tempio greco di Taormina sono ormai giunti a termine. La Fondazione Taormina Arte Sicilia ha da poco presentato il programma di spettacoli che si svolgeranno in questo recuperato luogo suggestivo unico ma per molto tempo dimenticato.
Uno spazio culturale alternativo di circa 200 posti per la città che si riappropria della sua funzione, quella di ospitare spettacoli teatrali e musicali. Non a tutti però sono piaciuti i lavori di recupero del sito archeologico. In molti criticano la scelta architettonica attuata che celerebbe l’autentica bellezza del sito. Nelle scorse ore Eddy Tronchet, guida turistica e candidato sindaco alle ultime elezioni amministrative a Taormina, non ha risparmiato critiche.
“I nostri visitatori, afferma Tronchet, non vengono in Sicilia a Taormina per vedere strutture lignee molto comuni nelle loro nazioni, ma per ammirare le vestigie antiche della nostra plurimillenaria civiltà greco-romana. I lavori effettuati per conto del Parco archeologico di Naxos e, sembrerebbe, da Taormina Arte, sono inopportuni, inappropriati e lesivi della natura stessa del bene architettonico che in queste ridotte condizioni non appare più leggibile nella sua identità storico-archeologica. Come si evince dalle foto e ancor meglio di presenza, prosegue Tronchet, la copertura lignea ha quasi completamente obliterato la cavea ed il corridoio anulare retrostante costituiti da opera cementizia e laterizia. Impedisce lo sguardo all’interno dell’unico parascaenium, nonché la visione arcuata della sua volta a botte ed infine elimina dalla comprensione d’insieme uno degli elementi significativi della zona archeologica: il basamento, cioè il crepidoma di un tempio greco.
Di fatto la comprensione di questo tempio “ionico” periptero, risalente alla seconda metà del IV sec.a.C nonché il più importante della polis, si riduce a poca cosa avendo ricoperto sia gran parte dello stilobate del lato lungo meridionale del tempio, sia l’angolo Nord-Ovest con il lato breve, costituiti da grossi conci in calcare ben squadrati. Ciò che rimane visibile sembra una semplice gradinata. Nel progetto romano, probabilmente di epoca traianea o adrianea (inizi II sec.d.C.), il tempio greco servì da scena all’Odeon romano.
Una simbiosi probabilmente ben riuscita che abbellì il Foro di Taormina, crocevia tra la Via Consolare Valeria e la “Via Sacra” verso il Teatro greco ormai “romanizzato”. Verrebbe da paragonare la sensibilità architettonica dei Romani, prosegue Tronchet, a quella degli odierni amministratori, che pur di accontentare le richieste di certi soggetti sarebbero capaci di trasformare le nostre antichità in meri luoghi di intrattenimento, spesso dai gusti discutibili, svilendo l’identità dei monumenti antichi.
Coniugare il rispetto di un monumento con le esigenze di spettacoli o rappresentazioni è possibile, ma a condizione che in termini visivi e di fruibilità del monumento, non si vada oltre una misura minima di copertura estranea all’originale. Ad esempio i lavori di adeguamento dell’orchestra e della scena effettuati dall’INDA nel grande e bellissimo Teatro greco di Siracusa non eccedono mai una certa superficie e non contrastano con la sua identità attuale. Un altro esempio, in negativo questa volta, a significare quanto si possa compromettere un monumento antico è il Teatro greco di Eraclea Minoa, una fondazione selinuntina della fine del VI sec.a.C.
Per ragioni di conservazione, assolutamente giustificate, si è alzata una struttura metallica che ricopre completamente la cavea e l’orchestra. Il Teatro di Eraclea Minoa rimane non fruibile e non leggibile nel suo contenuto architettonico. Avrei personalmente suggerito una copertura molto più ampia a somiglianza del lavoro eccellente realizzato lungo le Mura cosiddette Timoleontee di Gela in contrada Capo Soprano.
Mi sembra, afferma ancora Tronchet, che i criteri che guidano la Soprintendenza di Messina e il Parco archeologico di Naxos siano di tutt’altra natura che la conservazione, il rispetto dovuto alle antichità e la piena fruizione del monumento. Si veda lo scempio realizzato pochi anni fa dalla Soprintendenza con la costruzione di una biglietteria da “bidonville” nel cortile del castello di Taormina! Castello, sia detto per inciso, che rimane ancora chiuso dopo vent’anni!”