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venerdì, Dicembre 27, 2024

25 Novembre: FIDAPA TAORMINA sempre al fianco delle donne.

Senza categoria25 Novembre: FIDAPA TAORMINA sempre al fianco delle donne.

Il 25 novembre 1960, nella Repubblica Dominicana sotto la dittatura di Trujillo, tre donne furono brutalmente assassinate dalla polizia mentre andavano a far visita ai loro mariti in carcere. Erano le sorelle Mirabal, attiviste e rivoluzionarie. Alla loro memoria, l’ONU ha dedicato la “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”. Una fine ignobile, quella riservata a Las Mariposas –, nome in codice da loro usato per proteggersi dalle ritorsioni del regime, la cui traduzione vuol dire “farfalle” – donne attiviste e rivoluzionarie, vennero prelevate e condotte in un luogo segreto per poi essere, prima torturate, poi violentate e infine uccise tramite strangolamento dai militari. I loro corpi furono ritrovati a bordo dell’auto con cui si erano recate a far visita ai loro mariti. Las Mariposas così come numerose donne, vittime di efferata violenza, tuttavia non hanno smesso di volare e le loro ali di farfalla oggi sono una bandiera per la libertà delle donne. Purtroppo però i fatti storici sono destinati a ripetersi se non si riesce a far tesoro della memoria che testimonia il passato. Così, in questi giorni di eventi luttuosi, #JusticiaparaMimo è diventato lo slogan per chiedere giustizia per Daniela Carrasco, un hashtag che raccoglie l’orrore e il dissenso per la morte della trentaseienne cilena, “El Mimo”.

Dai fatti quotidiani, per l’appunto, ha preso l’avvio l’incontro, tenutosi lunedì 25 novembre, alla “Fondazione Mazzullo” di Taormina. Incontro che ha visto la consolidata sinergia tra l’associazione FIDAPA sez. di Taormina e l’assessorato alla Cultura rappresentato dalla prof.ssa Francesca Gullotta. La presidente FIDAPA, da poco insediatasi per il nuovo biennio, la dottoressa Ivana Gullotta ha porto i saluti alle rappresentanti distrettuali dell’associazione e a quelle delle sezioni di Santa Teresa e Francavilla nonché al direttivo della sezione cittadina; all’assessora Gullotta; alla presidente “Legambiente Taormina” Annamaria Noessing. Presente anche la moglie del sindaco di Taormina, la maestra Anna Sferra, e diverse personalità del mondo culturale e sociale cittadino comprese alcune significative presenze maschili, come quella dell’instancabile Nicola Sciglio.

Prima di lasciare il microfono all’assessora Gullotta, la Presidente FIDAPA Ivana Gullotta ha tenuto a precisare, in contrapposizione a quanto si legge spesso o si ascolta tra la gente, che «parlare del 25 novembre, non è retorica. Né è retorica quando si dipingono le panchine di colore rosso. Non sarà mai retorica finché ci saranno vittime».

Parole sostenute anche dall’assessora Gullotta, la quale, nel porgere i saluti istituzionali in rappresentanza della Città di Taormina al nuovo direttivo FIDAPA, ha supportato le parole della dott.ssa Ivana Gullotta con un’analisi e una riflessione sulla violenza di genere:

Questa “Giornata” dimostra che la violenza di genere non può passare sotto silenzio. Il coinvolgimento della FIDAPA mostra come questa associazione sia sempre presente e un fiore all’occhiello per sensibilità civica e culturale. Al suo interno, è attiva la grande forza delle intelligenze che vi operano. Gli incontri sono importanti ma devono essere sostenuti da azioni e da un aiuto concreto. Il sommerso del disagio femminile, che non è correlato allo status sociale, deve investire di responsabilità ogni settore della nostra società. Il compito delle istituzioni è quello di fornire, a chi ha il coraggio di denunciare, soluzioni concrete. Le donne possono recarsi ai servizi sociali e segnalare. Bisogna riconoscere e giustificare il disagio. Ci si vergogna di dover dire “io subisco maltrattamenti”, occorre dunque fornire gli strumenti giusti alle donne vittime di violenza.

Dopo le considerazioni dell’assessora Gullotta, la parola è passata all’autrice del testo, da cui ha preso spunto l’incontro, l’avvocata Tringali di cui riportiamo alcune note, in merito alla sua attività, apparse sul giornale online “Sicilia Report” in un’intervista rilasciata a Susanna Basile, nel mese di maggio di quest’anno:

«Maria Concetta Tringali, vive e lavora come avvocata a Catania, patrocinando cause di diritto di famiglia. Offre supporto alle donne vittime di violenza domestica al centro antiviolenza “Galatea”, associazione che dà protezione alle vittime e si occupa di prevenzione della violenza di genere. Pubblica regolarmente articoli su “MicroMega”, “EinaudiBlog” e “Alley Oop – Il Sole 24 ore”, organizza con l’Università degli Studi di Catania e il centro antiviolenza “Galatea” incontri sulla parità e la violenza di genere; fa inoltre parte di GIO, “Gender Interuniversity Observatory” (La Sapienza, Tor Vergata, Foro Italico e Roma Tre). Ha scritto il libro Femminicidio e violenza di genere. Appunti per donne che vogliono raccontare per i tipi di Seb27, con prefazione di Francesca Brezzi».

 

L’avvocata, è immediatamente entrata nel cuore della questione e partendo proprio dal testo che ha deciso di pubblicare:

Era mio desiderio veicolare il messaggio a un pubblico più ampio; questo è lo spirito del testo. Io faccio parte del centro antiviolenza “Galatea”. Tornavo a casa dopo aver trattato separazioni conflittuali, e lì iniziavo a prender nota del disagio femminile sommerso. I miei sono “appunti per donne che vogliono raccontare”. Secondo i principi della Convenzione di Istanbul, fondamentale è la prevenzione. Quindi il testo vuole essere una guida per fornire un modo e far conoscere le professionalità che operano affinché le donne vittime di violenza possano trovare un sostegno attivo. Nel testo sono riportati anche i dati e le conclusioni che escludono come giustificazione della violenza, culminante spesso nel femminicidio, “la tempesta emotiva o il raptus”. Qui i carnefici sono uomini maltrattanti che pensano di avere una cosa che può essere eliminata fisicamente. Fondamentale è il fattore culturale. Il percorso – per queste donne che decidono di liberarsi e denunciare – è lungo e doloroso. Si tratta di cambiare vita completamente per le donne. Bisogna dire “no” ai provvedimenti tampone e agli annunci da propaganda. La violenza contro le donne non è un’emergenza, ma problema strutturale. Il libro parla alle istituzioni e alle donne.

L’incontro si è fatto sempre più interessante, e certo scevro da retorica, quando, a seguire, la parola è passata all’ avvocata Cettina La Torre, altro punto di riferimento per il contrasto alla violenza di genere:

 Ho la fortuna di essere presidente del centro antiviolenza “Al tuo fianco”. Ho iniziato a coniugare la mia partecipazione alla rete associativa con il mio lavoro, a partire dal 2009, e in seguito è stato aperto il centro antiviolenza a Furci. Noi donne abbiamo molti diritti ma ce li siamo dovuti conquistare, si pensi a Franca Viola. La violenza domestica è radicata in una società patriarcale. Le donne ancora non sono libere di autodeterminarsi. Non pensate che siano problemi di altri. Ma sono nostri. Le donne oggi sono state ridotte a un fatto di cronaca, basti pensare che in Italia ogni 72 ore una donna viene uccisa; è un bollettino di guerra. Le donne sono vittime silenziose di maltrattamenti psichici e abusi fisici. Non è amore o famiglia. È la società che va curata perché non è sana. Occorre un approccio integrato per bloccare stereotipi e luoghi comuni. “Prevenzione Punizione Protezione”, sono le tre “P” della Convenzione di Istanbul. Si contrasta a partire dalle scuole. Molte donne non hanno il coraggio di andare sino in fondo. Altre ce la fanno. La violenza economica procede di pari passo con la violenza psicologica. Quest’ultima è più difficile da far valere in tribunale, perché i segni sono dentro e non sono visibili come quelli lasciati dai maltrattamenti fisici. Queste donne sono doppiamente vittime perché sottoposte a un racconto doloroso, che le costringe a rivivere i diversi stadi della violenza. Senza scordare l’ostruzionismo da parte di parenti e amici dopo la denuncia e l’arresto del maltrattante. Bisogna motivarle psicologicamente per permettere loro di riacquistare fiducia in se stesse. I comuni fanno tantissimo e possono fare di più. Possono sottoscrivere una convenzione con la Regione in modo tale da aver accesso ai fondi di sostegno. Oggi, a Messina, è stata redatta una carta dei servizi con la Prefettura. Ma deve cambiare la mentalità. La donna viene vista come oggetto di possesso e il porsi in posizione di diniego verso l’annichilimento, è dall’uomo considerato un oltraggio alla virilità a cui risponde con atti violenti. Le prime a dover combattere e puntare sull’educazione siamo noi madri. Insegniamo ai nostri ad accettare un diniego e facciamo attenzione alle nostre figlie femmine. Si deve far capire alle giovani che l’eccessivo controllo non è amore. Dal punto di vista legislativo molta strada è stata fatta; si pensi all’introduzione del “Codice rosso” dove tra le varie misure la pena contro il reo viene sospesa ma a condizione che ci si sottoponga a un programma terapeutico. Ciò va bene, all’interno delle carceri come Bicocca è attivo, ma bisogna fare in modo che la rieducazione sia attiva anche fuori perché, ad oggi, mancano le strutture nei comuni.

Maria Andaloro, guerriera al fianco delle donne, da anni ci mette la faccia e si batte affinché si riconosca che la violenza è “un problema culturale e sociale”. Dal progetto capillare di “Posto Occupato”, alle panchine rosse, le iniziative contro la violenza di genere e il femminicidio si sono moltiplicate però il lavoro da fare è senza fine, perché la prima lezione etica dobbiamo essere noi donne a darla a noi stesse. Imparare ad essere più solidali tra di noi e contribuire a diffondere una nuova e diversa semantica che faccia sparire attributi come “malato” per definire l’amore oppure “ha ucciso per troppo amore”.

L’amore non soffoca, non oltraggia, non avvilisce. L’amore non annienta, non offende, non tratta come oggetto. L’amore è Vita. L’amore abbraccia e sostiene. Amare è Essere Umani.

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