Gli appuntamenti proposti dall’ “Università delle Tre Età”, sezione di Taormina, non conoscono sosta e ieri pomeriggio, 13 febbraio, nella “Sala Conferenze” dell’archivio storico, l’incontro – che ha visto in qualità di ospite relatore il dott. Francesco Muscolino – ha avuto luogo in una sala gremitissima. C’era il pienone e non ci si attendeva nulla di meno. Le varie motivazioni, come di consueto, sono state offerte dal direttore didattico “UNITRE” il prof. Rosario Calabrese, il quale porti i saluti della Presidente, la prof.ssa Letizia La Tona Ponte, ha introdotto con stima ma anche con orgoglioso affetto Francesco Muscolino. Fuor di dubbio che il dott. Muscolino da sempre, e nonostante i fitti impegni di lavoro, si spenda volentieri per la sua città natale, Taormina, e senza di essa non avrebbe intrapreso il percorso di ricerca archeologica che lo pone nel giusto rilievo degli studiosi con grande contribuito per il disvelamento di numerosi aspetti storici della cittadina ionica. Non sorprende dunque la presenza di un pubblico numerosissimo tra cui varie erano le figure degli specialisti in materia. Una tra tutti la dottoressa Cettina Rizzo che, attraverso i suoi scavi e le sue pubblicazioni, ha dato notevole prestigio alla sua città. Pertanto, ciò che il prof. Calabrese ha trasmesso, veicolandolo attraverso sue parole, rispecchia quanto per i taorminesi e non solo siano importanti tali appuntamenti e quanto affetto ci sia verso Francesco Muscolino. Calabrese ha espresso limpidamente il proprio pensiero, per cui parlare di temi storico archeologici «appare di grande attualità per il recupero dell’identità di una comunità, quale quella cittadina».
Non ci sarebbe bisogno di precisare i dati relativi al curriculum di Muscolino, basterebbe leggere le varie e interessanti pubblicazioni fatte in questi anni. Studi accurati sull’archeologia taorminese e sulle varie figure che ne hanno reso possibile la diffusione. Ma è importante annotare che il dottore Muscolino, ha insegnato latino e greco e, per meriti riconoscibilissimi da tutti, ha ricoperto il ruolo nella Sovrintendenza ai Beni Culturali di Milano per poi accreditarsi presso il Parco Archeologico di Pompei e di recente, essere nominato Direttore e Funzionario Archeologo presso il Parco Archeologico di Castellammare di Stabia. Senza naturalmente dimenticare le attive collaborazioni che mantiene nel territorio, e in particolare con il Parco archeologico “Naxos-Taormina”.
Il tema della conferenza di ieri: “Archeologia taorminese. Fortificazioni e necropoli di Tauromenium” ha avuto l’intenzione di offrire altri angoli di lettura della complessa stratigrafia storica della Taormina antica.
Francesco Muscolino ha esordito ponendo l’accento sul fatto che pur essendo «un tema minore, è un tema ideale che unisce punti in apparenza antitetici ma collegati come sono le fortificazioni e le necropoli. Le fortificazioni delimitano la città; le mura di cinta costituiscono l’elemento identificativo di ciò che separa la città dei ‘vivi’ da quella dei ‘morti’».
L’excursus e l’indagine messa a disposizione dal Muscolino, tra letture storiografiche e visione di carte antiche con un corredo fotografico notevole – dalla topografia, agli acquerelli financo alle fotografie ‘storiche’ e recenti – ha nuovamente posto in rilievo la strategica importanza di Taormina per la peculiare posizione geografica e topica, che lungo il corso delle varie epoche l’ha resa appetibile ed appetita dalle diverse civiltà avvicendatesi nell’isola. La lettura del dott. Muscolino ha preso avvio proprio dalla fondazione tramite alcuni salienti passaggi di Diodoro siculo. Due letture in apparente contrasto ma complementari. Nella prima, sono i Siculi con l’aiuto dei Cartaginesi ad occupare il Tauro. I Siculi sconfiggono Dionisio di Siracusa. Diodoro scrive che la fondazione avviene con la costruzione di un muro elevato: l’atto costitutivo e fondativo. Ciò sulla prima delle ‘acropoli’, individuata dove sorge il Teatro Antico, mentre la seconda acropoli non è quella di Mola, ma quella della collina dove si erge Castel Tauro. Il centro abitato di Tauromenion è quindi localizzato nell’attuale Piazza Vittorio Emanuele, detta della Badia, e la Chiesa di Santa Caterina. La seconda versione, data dallo stesso Diodoro, non si discosta molto dalla prima ma evidenzia un dettaglio importante: Taormina viene fondata nel 396 a.C. da Andromaco. Quindi Diodoro riporta la versione data dallo storico Timeo, figlio di Andromaco, che non poteva che favorire il nome paterno. Ciò che resta, come dato invariato, è che la città era esistente dotata di mura fortificate.
Delle mura di cinta di Tauromenium alcune sono ancora ben visibili, mentre altre sono state eliminate o riassorbite dal cambio dell’assetto viario e urbano che tra fine Ottocento e Novecento ha modificato in parte il territorio. Ad esempio, nella zona dell’attuale Guardiola Vecchia e nel Piano Bagnoli, sia il Cavallari che il Rizzo riportano che fu operata la distruzione del grosso delle mura quando ampliarono le strade. Medesima situazione in via Pirandello ad inizio 1900. Una parte delle mura fortificate dette “a catena” e di epoca ellenistica, è visibile nella Guardiola Vecchia di fronte all’Hotel “Miramare”, tanto per citarne qualcuna.
Naturalmente, oltre alle fortificazioni, di analoga importanza è la presenza di numerose tombe e necropoli di epoche differenti, testimonianze ulteriori dell’importanza della città. Vi sono ben 13 tombe “A camera” romane che si snodano lungo l’asse viario che si rintraccia, tra la via Campo Sportivo, il Teatro e la via Cappuccini, compresa la via Luigi Pirandello. Le tombe erano poste sugli assi viari più importanti. Oltre al Rizzo, il Freeman ne rivela la presenza nella zona Cappuccini. Il Cavallari che evidenziava la presenza delle tombe all’interno delle mura fortificate e il Cartella, che sottolineava come per forza di cose dovesse trattarsi di tombe di uomini illustri poiché per legge, salvo eccezioni speciali, le sepolture dovevano essere fuori le mura, secondo quanto emerso dalle investigazioni di Muscolino, non avevano piena ragione.
Di fatto, le mura ritrovate sono ellenistiche e quando non servivano più erano abbandonate pertanto le necropoli tra primo e secondo secolo d. C. vedono la presenza di queste tombe, dentro e fuori le mura. Inoltre, l’architettura “a camera” in queste tombe ancora ben conservate, con le nicchie interne per accogliere le urne funerarie e i resti degli stucchi e degli arredi estetici, ci dicono che Tauromenium era romana in ogni aspetto e che era abitata da romani provenienti dalla penisola che introdussero i loro usi e costumi.
L’esposizione offerta dal dottor Muscolino si è soffermata anche su varie iscrizioni funerarie e sulla piccola necropoli individuata in prossimità del portico del Teatro Antico, nonché sulle cosiddette “tombe saracene” erroneamente appellate sullo strascico del pensiero di un erudita gesuita del Seicento, che confuse le tombe, perché non erano “a terra”, con sepolture di stile giudeo o saraceno. In realtà, tali tombe fanno pensare a un’architettura di tarda epoca romana e alto medievale. Così come romano è il leone funerario, oggi nel cortile di Palazzo Corvaja.
Orbene, dopo aver gradito, ancora una volta, la presenza di Francesco Muscolino, si resta in felice attesa di nuovi incontri con l’auspicio che le migliori menti e gli spiriti più luminosi della città di Taormina, continuino a donare amore e passione per la città e la loro terra.