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giovedì, Dicembre 26, 2024

LA MIA ALBA AL TEATRO ANTICO INSIEME AGLI DEI “AL PASSO COI TEMPLI”

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Foto di Lisa Bachis

Poiché sei uomo, non dire mai quel che accadrà

domani; e se vedi uno felice,

per quanto lo sarà:

veloce è il mutamento, come neppure lo scarto

della mosca dalle ali distese.

Scriveva uno dei maggiori lirici greci del periodo classico, Simonide, il quale trascorse nella Sicilia, culla della Magna Grecia, uno dei periodi più intensi e lo fece tra Agrigento e Siracusa alla corte di Gerone. Ebbe una folgorante produzione per il suo essere aperto ai fermenti culturali.

A Simonide ho rivolto il mio pensiero mentre percorrevo la strada che da casa mi avrebbe condotto al Teatro Antico di Taormina per assistere all’alba. L’ho fatto in cammino quando ancora le stelle si contendevano lo spazio con le luci urbane. A spezzare il ritmo già lento del mio pensare, stretto tra sonno e veglia, chi era già in piedi per lavoro o qualche passante di rientro dalla notte estiva. Giunta nei pressi del Palacongressi d’un tratto mi son resa conto del fermento attorno a me. Gente in fila alla biglietteria e più in là sulla via Teatro Greco altre persone, anch’esse in fila per raggiungere il teatro. Una gioia strana mi ha afferrato quasi volesse invitarmi alla danza o forse era solo l’effetto del caffè preso da poco che iniziava a destarmi del tutto.

Non so bene ma vedere che eravamo tutti lì per assistere allo spettacolo e c’erano tanti ragazzi e famiglie, vacanzieri che avevano scelto di allungare la notte per trasformarla in giorno, condividendo insieme a me la bellezza del teatro, mi ha fatto sentire felice.

Ai ragazzi silenziosamente ho rivolto la mia gratitudine, loro che erano lì avendo scelto un’alternativa a discoteche e movida per immergersi in una narrazione balzante tra mito, epica e tragedia in compagnia dei genitori. Ed ancora una volta ho pensato a quanto la mia città abbia da offrire in termini culturali e quanto vi siano professionalità che si prendono cura di portare alla ribalta non solo mode, ma la bellezza stessa della classicità, riletta e interpretata in chiave attuale.

Il buio e le luci sono elementi di scena e cornice ma già ci attendono gli Dei tra le pietre che respirano. Giocano con noi, vogliono la nostra attenzione per non essere ricacciati nell’oblio. Si impongono simili a furetti maliziosi per narrarci qualcosa prima dell’inizio. Mi piace vederli affannarsi nella speranza di suscitar nuovo attaccamento in noi, comuni mortali, che tanto abbiamo avuto e con irriconoscenza non abbiamo donato ma trattenuto e sbranato con voracità di fiere.

I messaggi degli Dei, ci annunciano che a breve andrà in scena non un semplice Musical ma il racconto del mondo e degli uomini, rimescolati tra teogonie e cosmogonie dove senti gli aedi cantare e su tutti e intorno a tutti, lei, la Natura a vegliare.

L’ Alba al Teatro Antico di Taormina lo scorso 19 agosto con lo spettacolo Al passo coi Templi, ha visto protagonisti assoluti 50 interpreti tra cantanti, ballerini e due artisti internazionali: l’illusionista e ballerino Alexis Arts, nei panni di Hermes, e il soprano lirico Rossana Potenza interprete Hera, regina degli Dei.

Il senso dello spettacolo è stato quello di offrire come riportato dall’ufficio stampa della “Fondazione Taormina Arte Sicilia”

«Un’alba incantevole che ha unito cielo e mare in una delle più belle aree archeologiche siciliane, in una cavea di un Teatro Antico rivolto all’Etna e alla baia di Giardini-Naxos popolata da divinità ed eroi della mitologia classica per uno spettacolo unico Al Passo coi Templi. Il Risveglio degli Dei, scritto e diretto da Marco Savatteri e prodotto da “Casa del Musical” in un adattamento inedito all’interno della programmazione 2020 della Fondazione Taormina Arte Sicilia. “Un riadattamento studiato appositamente per il Teatro Antico di Taormina che vuole essere anche l’auspicio per tutti di un risveglio dopo il lockdown”, ha dichiarato l’autore e regista Savatteri. La performance ha intrecciato insieme le diverse arti dello spettacolo con momenti di danza rituale e divinatoria, musiche originali ispirate alle sonorità del tempo, canti a cappella e momenti lirici, azioni sceniche, duelli epici come quello tra Ettore ed Achille ed effetti speciali come il fuoco rubato da Prometeo, centrale in questa nuova versione scenica. Gli spettatori hanno seguito i giochi di Fauno, Satiri e Ninfe, contemplare gli Dei e gli eroi del Mito»

sino ad assistere insieme ai protagonisti della scena, al disvelamento del Vero nella sorgente del sole.

Un prodigio che si rinnova ogni giorno e che troppo spesso non sappiamo trattenere tra le cose più care del nostro quotidiano. Sono avvezza alle albe e non avrei dovuto stupirmi perché abituata a levarmi anche prima del sorgere del sole, eppure essere sulle gradinate mentre dal nero si traghettava verso uno scolorare tutto intorno, e il cielo si vestiva di delicati toni pastello; essere lì, in quel luogo, dove le colonne, le nicchie e i contorni più su di Castel Tauro – altra acropoli della città – invitavano al risveglio, donando il “buongiorno” alla vita per assistere al miracolo della vita stessa che si fa arte nel teatro, mi ha profondamente commosso e baciata dalla fortuna.

 Lo eravamo tutti noi lì presenti, fortunati, tra le musiche e le luci che pian piano lasciavano spazio alla luce del giorno. E su tutti noi, divini e umani, su pietre e paesaggio tra mare e collina si stagliava austera, bella e senza tempo, con ogni tempo cucito sui fianchi, sua Maestà Etna. Eccolo lì il disvelamento e il compimento del messaggio dato dagli Dei ai mortali: Madre Natura innanzi a noi a rammentarci che il limite esiste ed esisterà sempre; che la tracotanza sarà punita, ieri come oggi, ma possiamo ancora chiedere aiuto e inchinarci umilmente innanzi alla genitrice.

Uno spettacolo nello spettacolo ha coinvolto chi avrebbe gradito una rappresentazione più classica – e a tal proposito mi piace pensare a rappresentazioni analoghe a quelle del Teatro greco di Siracusa – e chi ha accolto con favore la performance che tanto ha messo in scena della classicità.

Uno spettacolo in cui eravamo insieme noi e gli Dei; lì riuniti quando A Muntagna s’è tinta di rosa e due colombi sopra le mura della scena le hanno rivolto il saluto, o almeno così m’è parso.

Lo scroscio degli applausi e d’impulso mi son messa in piedi per andare alle spalle del Teatro dove ad attendermi e ad attenderci c’era sua Maestà il Sole, un po’ timido tra le nuvole e arrossito per tutto quel pubblico lì a fotografarlo. O almeno così m’è sembrato.

Levatosi sul mare scurito dal contrasto col rosso aranciato ci ha consegnato un nuovo giorno, e a me ha consegnato il ricordo di un amico, che avrebbe recitato versi dell’Iliade o dei lirici greci o dei poeti latini sino a chiudere col Sommo Poeta «il ghibellin fuggiasco» su cui tante volte ci siamo confrontati in duelli dialettici.

Una stretta al cuore e la consapevolezza che avrebbe rivolto parole di lode a tutti gli attori e al regista Savatteri. La sensazione che lui fosse lì insieme a noi a godersi lo spettacolo del mondo che rinasce ogni giorno.

Ciao Professore Antonio, questo contributo è dedicato a te e a tutti coloro che sanno educare i giovani e i meno giovani alla Bellezza e all’esercizio del senso della meraviglia.

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