Mentre ci si prepara alle cerimonie di commemorazione per il trentennale dell’assassinio di Rosario Livatino c’è una notizia oggi che stride fortemente con il clima di commozione che la memoria del Giudice ragazzino, così come l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga lo definì, suscita.
La notizia è che a Giuseppe Montanti, 64 anni di Canicattì, condannato all’ergastolo perché ritenuto uno dei mandanti dell’omicidio del giudice Rosario Livatino, in carcere dal 13 aprile del 2000 dopo essere stato per anni latitante ad Acapulco, è stata concessa una giornata premio fuori dal carcere.
Una notizia che non può che suscitare perplessità e indignazione. In testa, come in un film, girano le immagini della sua Ford Fiesta di colore rosso crivellata di colpi.
Rosario Livatino viene assassinato il 21 settembre del 1990 lungo la Strada statale 640 nei pressi di Canicattì mentre si recava in tribunale ad Agrigento.
Per la sua uccisione sono stati condannati all’ergastolo gli esecutori Paolo Amico, Domenico Pace, Gaetano Puzzangaro, Salvatore Calafato, Gianmarco Avarello e i mandanti Antonio Gallea, Salvatore Parla e Giuseppe Montanti.
Proprio Giuseppe Montanti ha beneficiato, dopo 20 anni trascorsi in regime di carcere duro, di un’intera giornata fuori dalla struttura penitenziaria.
Ieri Montanti ha lasciato la cella per recarsi in una struttura protetta. Qui, secondo alcune fonti, ha incontrato i familiari e ricevuto telefonate.
A firmare il provvedimento il giudice di sorveglianza del tribunale di Padova. Una decisione, ci spiega il giudice, assunta dopo un’attenta valutazione. È composto da dieci pagine il provvedimento che ha portato Montanti fuori dal carcere seppur per alcune ore. Provvedimento che non è stato impugnato dal pubblico ministero.
Un modo per dire che “non c’è stata alcuna sottovalutazione del profilo criminale della persona”. La decisione è maturata tenendo presente che alla base dell’ordinamento giuridico italiano c’è la rieducazione dei detenuti. A giocare un ruolo importante anche la recente sentenza della consulta che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’ergastolo ostativo.
Solo una casualità il fatto che tutto questo sia avvenuto proprio nella settimana in cui ricorre l’anniversario della morte del giudice Rosario Livatino.
“Non lo sapevo” afferma il giudice di sorveglianza che ha firmato il provvedimento quando le facciamo notare la tempistica beffarda.
Noi lo sappiamo invece. Conosciamo ogni tragica data che ha segnato la storia della nostra Terra. Non possiamo e non vogliamo dimenticare.
I morti, ci dice il giudice, non potrà mai farli tornare indietro nessuno ma l’espiazione della pena deve anche ispirarsi alle finalità che la Costituzione prevede. Non è escluso che in futuro possano esserci altri permessi, altri premi.
Senza alcuna polemica… non è escluso che ci si indigni ancora.