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mercoledì, Gennaio 15, 2025

Roberta Amato e i suoi “Moschettieri” contro «il logorio della vita moderna»

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Uff. Stampa Madè

Due parole (magari non proprio due) su e intorno e nei dintorni di Roberta Amato – Finalmente, posso scriverlo: Amo questa Donna! Da donna a donna ho grandissima ammirazione per questa giovane e splendida femmina di Sicilia. Dato che non sono affetta viva iddio da misoginia, né soffro di ‘nvidia sarbaggia e ‘nvilinata se uno/a ha talento, è necessario dirlo, ridirlo e ribadirlo. Adoro questa Donna!

Roberta Amato è caranisi ca scoccia – per la traduzione, esistono ottimi dizionari –; ci divide l’anagrafe nel senso che io sono più giovane di lei per enfasi emotiva da picciridda ma non anagrafica. Potrei essere sua zia perché la mamma ce l’ha e che mamma! Lei è più matura di me… Ok si scherza ma per capire un po’ di più Roberta e la sua estrosa creatività, così bisogna fare. Conobbi – già l’uso del passato remoto, che solo noi siciliani sappiamo ancora usare sapientemente, fa entrare nella dimensione temporale del tempo che scorre – Roberta, diversi anni fa qui a Taormina durante un’incursione di Emanuele Bettino e della truppa di #BuonaseraBuonasera #duevolte. Quanto ni scialammu a improvvisare nel negozio di Giovanni Consoli. Ecco da qua si capisce quando ci si capisce, al volo, senza fronzoli o finzioni.

Roberta è attrice ma non solo, sa cantare benissimo, ma non solo. Artista poliedrica ha un modo diretto, allegro e frizzante di leggere e descrivere la realtà e il suo mondo dal quartiere alla città. Ciò la rende fondamentale in questi tempi aridi unni i cristiani parunu cchiù tinti e pari ca non brisci mai.

Roberta Amato si è spesa e si spende per il Teatro perciò bisogna essere orgogliosi di lei e di tutti quei giovani che hanno voglia di fare e non solo di camminari avanti e arreti. Sta carusa, sa farci sorridere per costringerci a riflettere; lo fa sul palcoscenico e mediante la scrittura.

Durante la prima fase del lockdown – quella più pesante unni non sapiumu si cantari o manciari o puttari u cani a pisciari – lei sparì dai social. Scelta rispettabilissima ma a me mancò. Infatti non appena s’arricugghiu, gliel’ho detto, anzi scritto su Facebook: «Roberta mi sei mancata».

Si era presa il suo tempo per sistemarsi dentro e fuori, ha fatto bene ed è tornata a dire la sua e a difenderlo, il teatro, perché va difeso come tra i più importanti avamposti del sapere e dell’essere. Lo ha dichiarato l’altro pomeriggio anche il Maestro Gabriele Lavia, durante la nostra chiacchierata, che il teatro è la cosa più importante e va fatto anche solo per un solo spettatore.

Così è la scelta e la direzione intrapresa da Roberta, così è per questo nuovo progetto. Avventura, follia e meraviglia che la vedono dalla parte del teatro e della scrittura, insieme a una squadra di giovani guerrieri, pronti a portare in scena Catania e le sue contraddizioni. La sua scrittura possiede la peculiarità di essere essa stessa racconto viscerale, drammatico e ironico.

 

Lo spettacolo e la produzioneGiovedì 26 agosto, alle ore 21:00, lo spettacolo teatrale “I Moschettieri” debutterà al Palazzo della Cultura-Corte Mariella Lo Giudice, all’interno della rassegna estiva Catania Summer Fest 2021.

In scena tre giovani grandi attori: Gianmarco Arcadipane, Luigi Nicotra, Vincenzo Ricca, accumunati da rara professionalità e bravura. A completare il quadro l’esperienza e la passionalità di Egle Doria, perfetta per quello che vogliamo raccontare, ha precisato Nicola Alberto Orofino nelle note di regia.

 “I Moschettieri” nuovissima produzione dell’associazione culturale Madè, racconta il vissuto di «quei bravi ragazzi dei quartieri» che abitano una Catania del 2020, una città in cui si mescolano le contraddizioni della nostra esistenza. Moschettieri sono tre uomini: Moncada, Bummacaro e Nitta (i nomi scelti dalla Amato per i protagonisti di questa storia evocano i tre vialoni anonimi del quartiere Librino, simbolo di una modernità tanto bramata a parole ma mai concretizzata in azioni conseguenti), parodicamente difensori del sacro valore dello scippo, della santa pratica del pizzo, della virtuosa attività della rapina. Immaginarie, ma non troppo, personalità al servizio di Lei, La Regina dei quatteri, Catania. Guai opporsi ai moschettieri di Sua Maestà Catania, inutile opporre ideali diversi. Col suo maestoso incedere, la Regina passa e fotte, difesa dai suoi carusi prediletti. Chiusi in un bunker, metafora neanche troppo allusiva di una città che sembra generare figli per la propria lenta distruzione, i nostri spadaccini gestiscono il malaffare e la propria vita personale attraverso una finestrella, unico contatto con un mondo che loro credono esista esclusivamente per la propria soddisfazione. Un peccato questo che in verità appartiene a tutte le gioventù, a cui qui però si aggiunge il senso paradossale di un’alta missione criminale e la volontà di un riscatto sociale che si manifesta nel possesso, nel denaro, nel divertimento sfrenato, nell’ossessivo orgoglio per la propria città (e la sua squadra di calcio). Ma quel bunker è anche la loro prigione. Perché le alternative alla malavita, diciamolo francamente, sono scarse… Mancano. Come si scappa da quel sistema delinquenziale?si domanda e ci domanda Roberta Amato – E poi per cosa? Esiste veramente per i moschettieri dei nostri quatteri la possibilità di scegliere? E qui il mio cuore si fa piccolo piccolo. Perché possiamo accusarli, indignarci, condannarli, castigarli ma Moncada, Bummacaro e Nitta resteranno sempre tre giovani uomini schiacciati da una vita inevitabile in una città che si autodistrugge.

 

Post scriptum – Roberta, te l’ho scritto ieri su Messenger e te lo riscrivo: Spero di vederti in scena anche qui nella nostra zona. Abbiamo bisogno di te, di voi e del teatro. Brava!

 

 

Per info e prenotazioni: madeassociazione@gmail.com

 

Si ricorda che è possibile assistere agli spettacoli solo in possesso del Green pass come stabilito dal decreto n°105 del 23/07/2021 in vigore dal 6 Agosto 2021.

Per Green pass si intende certificazione verde Covid-19 (Green Pass), comprovante l’inoculazione almeno della prima dose vaccinale Sars-CoV-2 o la guarigione dall’infezione da Sars-CoV-2 (validità 6 mesi). Oppure ancora bisogna effettuare un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo al virus Sars-CoV-2 (con validità 48 ore).

Si ricorda, inoltre, che negli ambienti comuni all’aperto, la mascherina deve essere indossata quando non sarà possibile rispettare la distanza di almeno 1 metro e può essere tolta dopo aver preso posto, a inizio spettacolo.

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