Gli incontri benedetti vanno tenuti in grande considerazione – Abbiamo avuto il piacere di conoscere Delia e gli altri ragazzi del “Circolo Verga” di Vizzini lo scorso mese di maggio. Eravamo in tre: Io, Roberto Mendolia/Rogika e Alfio Barca. Desiderosi di visitare l’esposizione su Verga fotografo presso il “Museo dell’immaginario verghiano”, felice io di poter rivedere Vizzini dopo anni, insomma lo sapete, da cosa nasce cosa. Ci sono persone con cui ti senti subito a tuo agio come se vi conosceste da sempre e così, loro, qualche mese dopo, hanno ricambiato la visita e son venuti a trovarci a Letojanni durante la prima tappa della mostra “Con gli occhi di Verga”. Il resto è storia, narrata attraverso le immagini e le parole.
Infatti a settembre – dal 16 al 18 – siamo tornati a Vizzini e abbiamo fatto conoscere il nostro pensiero sullo scrittore verista su espresso invito del “Circolo Verga”. Giorni belli e ricchi di significato umano. Non potevamo non accogliere, dunque, un nuovo invito a partecipare a una delle iniziative organizzate dal Circolo in collaborazione con l’Associazione Teatro Skené.
Domenica scorsa, 9 ottobre, io, Roberto, Letizia – la sua dolce metà –, Daniela ed Ezio siamo riusciti ad organizzare la trasferta vizzinese e abbiamo goduto, nuovamente, del clima festoso e di sincera amicizia, che contraddistingue l’operosità di questo gruppo di giovani preparati, i quali svolgono un encomiabile servizio per la loro comunità. Amano e sono orgogliosi di Vizzini, ne vanno fieri e vi assicuro, lo testimoniano ad ogni passo, per l’appunto. E torniamo al Verga e al post di ringraziamento che il Circolo ha fatto dopo la bella passeggiata di domenica.
Parole che evidenziano la cura con cui ogni cosa è stata portata avanti, preludendo a nuove e interessanti iniziative:
Ippocrate diceva: “Camminare è la migliore medicina per l’uomo”. Ed è proprio così. Si conoscono luoghi, si incontrano persone, ci si scambiano pensieri e si condividono i passi, si risvegliano le emozioni, si ristabilisce il contatto con la natura e con il mondo che ci circonda e che troppo spesso guardiamo frettolosamente.
Nella visita guidata “Sui passi del Verga”, che il Circolo Culturale “Giovanni Verga” insieme all’Associazione Teatro Skené ha proposto, grazie alle splendide guide Pietro La Rocca e Lisa Amato, senza dimenticare le piacevoli letture a cura di Giovanni Ielo, i numerosi partecipanti hanno potuto conoscere alcune bellezze della nostra città di Vizzini. Una passeggiata di quasi 2h alla scoperta di luoghi simbolo di alcune opere di Giovanni Verga: Cavalleria Rusticana e Mastro-don Gesualdo.
Ringraziamo tutti coloro che hanno camminato con noi, che hanno dedicato circa 2 ore a loro stessi, all’ascolto, alla bellezza, lasciando a casa il rumore e i pensieri. Con l’auspicio che sia l’inizio di una bellissima collaborazione e solo il primo di una serie di eventi simili, grazie ancora.
Ciò che la pandemia ci ha insegnato – non smetto mai di ricordarlo – è la voglia di riappropriarci dei luoghi, riscoprendoli in una incessante rilettura della storia, dei costumi e della presenza antropica. Il circuito turistico di prossimità ha permesso di andare fuori e sentirsi in vacanza senza necessariamente fare migliaia di chilometri e ci ha ridato la possibilità di ritrovare i posti e le persone dei nostri paesi e dei nostri borghi. Perché storicamente siamo sempre l’Italia dei Comuni; e la Sicilia in più mantiene e trattiene caratteri identitari ibridi e unici allo stesso tempo.
Il mio legame con il nome Biagio – Strana la vita, ma nella mia «i Biagio», che ho conosciuto, hanno tutti la caratteristica di porsi a completo servizio degli altri. Forse perché San Biagio ha fama di salvatore e di protettore dei lavori umili? Chissà. Sta il fatto che quando ero iscritta all’università e trascorrevo intere giornate fuori casa – ero una pendolare come tanti – in una delle sedi distaccate della facoltà messinese di Filosofia lavorava un superlativo bidello di nome Biagio. Persona insuperabile e anche confidente di noi studenti; un vero padre di famiglia, buono e sempre sorridente. Se era assente lui, mancava un pezzo di cuore nella facoltà. Ecco, incontrare un altro ‘Biagio’ a Vizzini – anima e motore del Circolo Culturale “Giovanni Verga” – mi ha fatto tornare indietro agli anni della gioventù, del «tutto era possibile», facendomi anche ritrovare le stesse belle maniere, l’impegno, lo spirito di sacrificio e il sorriso. Conoscere Biagio di Vizzini, scoprire quanto è piccolo il mondo e che era di casa a Taormina, è stato un altro grande dono di questa comunità. Appena ci siamo rivisti, era naturale riabbracciarsi festosamente. Di Biagio, ne abbiamo uno anche qui da noi. Pure lui risolve problemi, però di tipo idrico, ma questa è un’altra storia, come son solita dire.
Senza Billy, la giornata non ha senso – Chi è Billy? È il cane del paese, come ne troverete in altri piccoli centri. Buono, dolcissimo, benvoluto, ha un sorriso – sì, pure lui sorride – e affetto per tutti. Accoglie ed è ambasciatore di pace. La pace vera, quella che accetta le differenze e non si ferma alle apparenze. Billy accompagna i vizzinesi e i loro ospiti, partecipa attivamente alla vita pubblica, tanto che mi permetto un suggerimento: assegnategli un posto anche in seno all’amministrazione.
Billy non vi giudica ma sa se avete un animo buono, lo sente dalla vostra voce; dalle vostre carezze; e quanta dolcezza trasmette. In un certo senso Biagio e Billy di Vizzini si somigliano. E come si fa a non affezionarcisi!
Dai preparativi alla passeggiata – Dopo pranzo, arriviamo al Circolo. Fuori incrociamo Delia e Michele (Michele Cannizzaro, new entry nel gruppo). Noi cinque, salutato Biagio e aver fatto fare una visita a Letizia, di un luogo che è diventato famigliare, ci mettiamo a chiacchierare nel giardino per goderci il fresco e la pace. Pure i pesci ci riconoscono e per fortuna le zanzare – le vizzinesi sono tremende, ve lo assicuro – ci ignorano. Peccato che sia chiuso il bar della Società Operaia di Mutuo Soccorso, ma ci saranno altre occasioni per tornare in paese, ne siamo convinti.
I ragazzi arrivano quasi tutti: Delia, Ernesto, Pietro, Luana, Andrea e Fabio, Lisa, che avevamo avuto modo di apprezzare durante “Fimmina come… “La Lupa” di Eleonora Bufalino.
Lisa Amato che, appena ricorda chi sono e dopo allegri scambi di battute, mi ribattezza «Lisetta mia». Ho una lista di diminuitivi carezzevoli che giungono dritti dalla mia infanzia: Lisitta; Lisuzza; Lisetta, a cui ho modestamente aggiunto anche qualcosa di un po’ meno poetico: Lisigna la strega maligna… Vabbè, si scherza.
Dopo la sistemazione della sala con un buffet che si preannuncia degno di nobili, si inizia lo sbigliettamento e a seguire ci si divide in due gruppi: uno capitanato da Pietro la Rocca, l’altro da Lisa Amato.
Un’immersione narrata tra storia e teatro – Girare in compagnia di un gruppo nutrito di appassionati, eravamo più di una quarantina di persone, divise in due gruppi, è stato coinvolgente. Pietro è lo storico del villaggio, attento e preciso. Inoltre mi piace ricordarlo, ha ricoperto ruolo di Assessore alla Cultura presso la sua cittadina. Lisa, che guidava il nostro gruppo, ci ha resi partecipi e protagonisti delle storie verghiane, procedendo “Sui passi del Verga”.
Vizzini, immersa tra i fichi d’India, è il luogo natìo del Verga? Nonostante, note e pareri discordi, da parte di alcuni, sembra proprio così. Verga, s’appellava “villano”, non per denigrarsi ma per fierezza di origini.
Andare in giro per strade, scale e vaneddi; assistere agli amori e ai drammi della Cavalleria Rusticana in cui Letizia, è stata scritturata come Santuzza, è stato bellissimo. Il balcone di Lola; Piazza Santa Teresa, e l’osteria ‘Gna Nunzia, è andato in scena il teatro di strada, che ha un nome eccellente in Alfredo Mazzone. Egli diede il via al teatro di reviviscenza.
Mazzone – il sindaco-regista –, a partire dal 1972, mise in scena le novelle di Verga nei luoghi in cui le aveva immaginate. Là dove i luoghi sono predisposti ad essere scene teatrali all’aperto e là dove Turi Ferro, Arnoldo Foà e Orso Maria Guerrini e Fioretta Mari, per citarne alcuni, divennero personaggi verghiani, in mezzo alla gente. Questo è filo che lega loro e l’attività svolta dall’Associazione Teatro Skené.
Due luoghi topici di Vizzini: Palazzo Costa e Palazzo Trao Ventimiglia –
U dutturi Costa – di cui quest’anno ricorrono gli ottant’anni dalla dipartita – è amatissimo dai vizzinesi. Medico, filantropo, letterato, ha un busto in piazza Umberto, vicino Palazzo Verga e a poca distanza da Palazzo Trao-Ventimiglia. Qui vi è anche una sala del museo dedicatagli, dove si trovano gli strumenti e altri oggetti a lui appartenuti. Offrì assistenza a tutti e mai negò le cure, prendendo a cuore le sorti degli indigenti e dei bisognosi.
Una bella sorpresa, dunque, scoprire nei bassi del palazzo che insieme ad altri era appartenuto alla famiglia, esiste il Museo dell’Opera dei Pupi “Carmelo Chines” dove si trova – nelle sale attigue – anche la sezione con le collezioni del Museo Etnoantropologico, precedentemente allocato presso il piano terreno di Palazzo Trao-Ventimiglia.
Da una nota descrittiva abbiamo appreso che «Le collezioni dei due Musei sono state messe in dialogo al fine di permettere al visitatore di entrare in contatto con il mondo rurale vizzinese, e potremmo dire siciliano, del secolo scorso, lungo un percorso che approfondisce da un lato le attività quotidiane che hanno garantito la sussistenza della comunità e dall’altro la principale attività di svago dell’epoca».
L’esposizione sul mondo dell’Opera dei Pupi è stata curata da Delia Di Pasquale e Luana Guzzardi. Sono loro ad averci introdotto in quel mondo antico, in cui arte e artigianato sono indissolubilmente legate. Da uno dei tre pannelli esplicativi leggiamo, l’incipit del percorso:
«Anche la città di Vizzini ebbe, dal 1925 al 1937, il suo Teatro delle Marionette”. Acquistato a Catania nei pressi di Castello Ursino dalla tavernaia Donna Mara, il teatro di Vizzini vanta tra i suoi soci il falegname paolo Giuliano, il panettiere Giovannino Spadoli, Giuseppe Lo Cicero e Mastru Salvatore […]».
L’inaugurazione del Teatro delle Marionette “Insaguine” avvenne il 6 Maggio 1933, alle ore 8:30, in cui si diede «principio alla grandiosa storia di Orlando, con i gloriosi fatti di Rinaldo, Cladinoro, Bradamante, Ruggiero e Marfisa. Così 89 anni fa veniva inaugurato il Teatro di Marionette “Insanguine” nella città di Vizzini, in via Santa Teresa n. 48. Il teatro rimase operativo dal 1933 al 1936».
La mostra a Palazzo Costa, nello specifico, accoglie 10 cartelloni della collezione sull’Opera dei Pupi, creati dal pittore Carmelo Chines per il “Teatro delle Marionette” vizzinese, e rappresenta la raccolta più completa delle opere dell’artista. Addirittura, due cartelloni di Chines sono parte integrante delle collezioni del Victoria & Albert Museum di Londra.
Prima del rinfresco una nuova visita a Palazzo Trao-Ventimiglia, in compagnia di Lisa e del narratore Giovanni Ielo. L’edificio è settecentesco. Questo è il luogo di Gesualdo Motta, fattosi «Mastro» e con la medesima coriacea forza di volontà diventato «don».
Dal palazzo dei Trao, al di sopra del cornicione sdentato, si vedevano salire infatti, nell’alba che cominciava a schiarire, globi di fumo denso, a ondate, sparsi di faville…
Il narratore ci accoglie, Giovanni ci saluta, sbucando dall’alto della ripida strada, conducendoci per mano dentro a quel mondo, che avrebbe dovuto rappresentare la svolta fortunata per i vari protagonisti e che si trova invece piantata, come un chiodo sulla croce, una nuova cattiva stella per dei vinti verghiani.
«Mastro don Gesualdo, è il Verga medesimo», annota durante la squisita ospitalità la direttrice del Museo dell’Immaginario Verghiano, la professoressa Margherita Riggio. Una visita guidata impeccabile. Il percorso espositivo ritaglia spazi non solo alle donne e alla famiglia dello scrittore, ma si sofferma sull’impatto che Verga ebbe nel teatro e nel cinema, sebbene quest’ultimo non lo attraesse particolarmente.
Risaltano angoli, che rinviano alle atmosfere dei salotti fiorentini e milanesi; a quel ricco mondo intellettuale che anche il Verga frequentava. Là dove l’epoca dell’aristocrazia d’antan lascia spazio alla borghesia con i nuovi strumenti ottici e di comunicazione. Un’epoca che avrebbe traghettato l’Italia, in parte, e l’Europa sino alle grandi esposizioni universali e il mondo della Belle Epoque, per poi sprofondare ancor più rapidamente negli abissi della Grande Guerra, dove anche la gente di Vizzini pagherà un conto amaro e intriso di sangue e lacrime. Perché in fondo, i vinti ci saranno sempre, in ogni epoca della storia. Ma essi portano il loro dolore con discreta dignità.
Il pomeriggio volge al termine, ci fermiamo giusto il tempo di onorare il buffet, imbandito per l’occasione in una delle magnifiche sale del “Circolo Verga”, e salutiamo con la promessa di un’altra visita. Grazie Vizzini, per averci fatto respirare aria di serena spensieratezza.