Il mondo a colori, di Filippo De Mariano, ha vinto sulla giornata uggiosa che ieri pomeriggio, 26 maggio 2015, ci ha accolto nello splendido contesto del Museo del Castello di Mola. Anzi, sembrava tutto studiato per dare maggiore effetto scenico alla bellezza del sito medievale. De Mariano è tornato dopo aver esposto l’omonima mostra, nel novembre 2014, nel foyer del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, regalandoci altri contributi. L’esposizione trova spazio all’interno della rassegna artistica “Luci e Miti a Castelmola” con l’organizzazione generale di Art Promotion Taormina in collaborazione con Cara Beltà di Messina e la curatela di Giuseppe Filistad e Lisa Bachis. La mostra inaugurata il 26 maggio, sarà visitabile sino al 7 giugno, tutti i giorni dalle 17 alle 20, escluso il lunedì. Un’inaugurazione, a cui erano presenti oltre all’artista e ai curatori, anche l’assessore alla Cultura di Castelmola, Eleonora Cacopardo. Il clima è stato conviviale e pieno di brio e ciò si addice perfettamente allo spirito creativo di Filippo De Mariano, il quale non è solo un artista che ama l’arte ma la vive. Vive la vita e la metabolizza, traducendola in opere d’arte. La sua forza vitale sgorga e si trasforma in scrittura; la sua arte figurativa attinge dalle emozioni del tessuto umano, urbano ed extra urbano e getta il colore, genera luce, là dove sembra che l’unica persistenza sia quella dell’ombra. L’arte di De Mariano va letta come un testo, carica com’è di riferimenti cromatici e grafici. Si è come dei viaggiatori nel deserto e per trovare la via che conduce fuori dal labirinto della normalità, vanno recuperate le tracce, i segni che permeano e strutturano i suoi lavori. Esiste comunque, un faro che illumina la sua opera, senza eliminare gli spazi d’ombra, in una contaminazione che non è solo di storie di umani e non umani. Il mondo di De Mariano, è un mondo fatto d’intrecci, tra profano e sacro tra finito e anelito all’infinito. Desiderio di avvicinarsi il più possibile al punto d’origine, nella consapevolezza del non poterlo agguantare. Tra lasciti di comunità tribali, comunione tra Africa e Sicilia, peripezie acrobatiche da artista di strada che legge la Street Art come un nuovo Vangelo. Nel mondo di De Mariano, gli “ultimi” hanno il volto del divino e i frequenti richiami al mondo di angeli e super eroi, che vegliano sulla nostra società globale rinviando alle pagine dei fumetti, non permettono però di dimenticare, che l’essenza è nel “femminile”. Le donne, in De Mariano, sono l’origine, così come è femmina la sua isola, lo sono le donne che lo accompagnano. In esse, nei tratti delle veneri modiglianesche e delle ancelle mesopotamiche che ricordano le donne di Peppino Mazzullo, si manifesta l’origine. Le donne che portano la vita, quelle dagli umori ancestrali e africani. Sensibili ai mutamenti poiché in continuo mutamento, fonte d’ispirazione che collega l’ambito privato di De Mariano con quello sociale e perché no, politico e di denunzia di ciò che è brutto. Filippo De Mariano, riporta alla luce con le sue vestali di luce il brutto, lo recupera alla bellezza primigenia. Lo fa, osservando il mondo con gli occhi di un bambino, scopritore di nuovi modi di giocare anche in mezzo alle macerie dell’esistere. Dagli scarti, dai pezzi di stoffa recuperati, ha costruito un aquilone, pieno di colori come sono le sue opere. Perché De Mariano, è un uomo cosciente che per vivere, non bisogna rinunciare mai, ad esser un ragazzo che fa volare gli aquiloni.