Si è soliti citare i grandi artisti che hanno lasciato tracce memorabili nelle loro descrizioni sul Grand Tour, il viaggio di formazione impresso in scritture narrative e pittoriche. Uomini e donne, che hanno introdotto un modo differente di vivere il viaggio e hanno lanciato il concetto di turismo moderno. Rocco Bertè, fotografo taorminese, ama il suo lavoro perché gli consente di non rimanere sempre nello stesso luogo. Ha necessità del viaggio così come lo avevano i grandi viaggiatori; lo assapora come un turista, ma lo metabolizza come un’esperienza di vita, traducendolo in immagini. L’ultimo suo grande viaggio ha deciso di farlo, diretto in Australia, continente che è anche isola; aperto ad accogliere e chiuso da un perimetro definito. In un certo senso, lo ha vissuto come coloro che sceglievano l’Italia e la Sicilia, come luogo di ricerca e introspezione. Uno straniero curioso e predisposto “al senso della meraviglia”, mai pago di ciò che i suoi occhi vedono.
Il viaggio ha inizio il 18 novembre del 2014 e si conclude con il rientro, a fine gennaio del 2015. La meta è chiara: Sidney. Una metropoli da respirare, ascoltare e vedere. Rocco non ha dubbi e mi racconta, «non parto con l’idea di fare un viaggio fotografico e per gli ovvi costi di peso bagaglio, cerco di razionalizzare l’attrezzatura». Quindi prima di tutto, se decide di partire, sua intenzione è quella di svestire l’abito del fotografo professionista. Lui vuol sentirsi un turista come tanti altri. Eppure, la sua passione, il suo interrogarsi sul mondo attraverso le immagini, riesce sempre ad avere uno spazio.
Ed ecco, che al ritorno, una mole di foto, due mesi non sono pochi, e l’idea di estrapolarne una piccolissima porzione che dà vita a “Eyes Wide Sydney”, «un omaggio a Kubrick ma solo come gioco di parole. “Eyes Wide Shot” non ha nulla a che vedere con la fotografia, il paesaggio o Sydney, a parte la bellissima Nicole Kidman», continua a raccontarci Rocco, che aggiunge: «il sottotitolo è “Late Night Edition” (quelle in mostra sono solo foto panoramiche notturne) perché in fotografia l’ora migliore per realizzare i notturni, è subito dopo il tramonto con il cielo ancora chiaro e le luci delle città già accese, che viene chiamata ora blu, blue hour». Rimango colpita dal trasporto con cui racconta, e mi ritrovo coinvolta, io che sono una profana, in una lezione di fotografia. In effetti, emerge anche la figura dell’insegnante dato che da anni, Rocco Bertè organizza e tiene corsi di fotografia. Lui continua la narrazione, io mi limito a fargli qualche domanda ogni tanto, ma è preciso nelle descrizioni anche quando parla dell’uso della scelta dell’inglese per titolare l’esposizione, «Eyes Wide Sydney (di solito nelle mie attività fotografiche evito le frasi in inglese come l’appellativo “Photographer”, che odio e uso sempre l’italiano, ma questa volta ci stava». L’inglese è la lingua giusta, di casa in Australia, e lui doveva trasmettere il senso di benessere provato durante il soggiorno. Ma non voglio distogliere l’attenzione dal suo racconto che procede fluido, un vero racconto di viaggio, e lo invito a proseguire. «Come macchina scelgo una Mirrorless leggera e compatta la Fuji XE2+ obiettivo kit 18-55, con cui scatterò la maggior parte delle foto, +23mm +14mm. Il 23 dicembre mentre sono sugli scogli a Manly Beach per fotografare il tramonto, mi cade da 20 cm e si rompe il mirino, riesco ad accenderla ma solo dopo pochi giorni e grazie all’aiuto di un gruppo di appassionati di Facebook, riesco a poterla usare di nuovo ma solamente con il display, questo mi costringe ad uscire dalla mia comfort zone, in quanto fotografo da più di 30 anni, ormai troppo abituato al mirino, una sorta di occhio magico dove poterti estraniare da ciò che ti circonda e concentrarti solo sulla foto».
Perfetto, lo blocco, avverto che sta entrando al cuore dell’esperimento, ha deciso di narrarmi l’esperienza nell’esperienza. Il cui risultato, sono le foto in esposizione sino al 29 settembre a Giardini Naxos, presso la Taverna Naxos di Angelo Savoca, suo amico e compagno di avventure. Rocco, fa di un incidente di percorso un’opportunità; e ci riesce, visti i risultati. «Il tempo trascorso in vacanza mi permette di studiare meglio le funzioni accessorie della fotocamera che normalmente uso solo in modo classico. Inizio ad usare la funzione panorama creata dalla fotocamera stessa. Premi il pulsante di scatto, muovi la fotocamera lateralmente e… magia esce la foto panorama. Ovviamente, dopo i primi momenti di entusiasmo, questa funzione preconfezionata, mi sta stretta ma ormai stregato dalla possibilità di riprendere i panorami urbani per quasi tutto il loro sviluppo orizzontale, continuo a scattare nel mio classico modo (in RAW formato grezzo che abbisogna dello sviluppo al pc), però facendo più scatti consecutivi e spostando leggermente la visuale lateralmente, così da avere poi, più foto da unire comodamente a casa con il pc. Questo metodo (normale per chi fa panorami) mi ha portato indietro nel tempo, ad assaporare l’attesa come quando usavo la pellicola. Altra cosa che aggiunge riflessione e rielaborazione successiva all’impulso di scattare. Rielabori nel tempo, e scemata l’emozione del momento, lo rivedi in maniera più intima e riflessiva e se ti riesce, provi a far ritornare le emozioni provate sul luogo. Io sono sempre stato un patito delle foto in notturna, con lunghi tempi di posa perché aprono la porta su un mondo invisibile ad occhio nudo. Pensa alle strisce che lasciano le auto che passano e che ad occhio nudo non vedi, oppure alle strisce nel cielo, formate dalle stelle con tempi di esposizione vicino ad un’ora, dovuti al movimento della terra o ancora, ai mille riflessi sulle superfici d’acqua leggermente mosse: fiumi, laghi e il mare».
Rocco Bertè, ha deciso di concentrarsi su Sidney, una metropoli, «una città quasi galleggiante, visto che si affaccia in un porto naturale immenso. Luci, colori e riflessi ad ogni sguardo e poi con le sue icone, l’Opera House e Harbour Bridge a troneggiare in centro città. Sydney, è un universo incredibile, un misto di città nordeuropea con un clima come la nostra Sicilia. Tante città, dentro la città, con ambienti e culture diverse. Grande metropoli, inserita in un contesto di parchi naturali». Rocco Bertè ha scelto di riportare con sé, tra i suoi appunti di viaggio per immagini, le mille variazioni cromatiche del paesaggio urbano. Un patrimonio di informazioni, visualizzato secondo una tecnica ferrea e disciplinata dove oltre alla competenza del fotografo professionista, risalta il rispetto dell’uomo per la bellezza che lo circonda, unito alla speranza che l’etica del paesaggio non venga meno, insieme al sogno che un modo di abitare virtuoso, sia l’imperativo categorico per ogni uomo d’Occidente.