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Forza D’Agrò ha accolto con gioia la manifestazione “Terra D’Amuri” di Foto Insieme AFI011

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Un’occasione per ritrovarsi – Bello tornare a rivivere luoghi di inestimabile valore, contaminandoli di arte e di umana creatività.

Questo è ciò che ho assaporato lo scorso venerdì 27 maggio all’interno di uno scrigno di superba bellezza quale è l’ex Convento agostiniano forzese. L’evento proposto si è letteralmente svolto su piani differenti, tra la sala conferenze e i vari spazi del sito al 1° piano e al piano terra, con il chiostro interno divenuto set di moda.

Un desiderio esaudito, quello da parte degli infaticabili Mario Pollino e Marcella Allegra – motori di AFI011 – e dei ragazzi dell’associazione – anime predisposte al bello. Un sogno realizzato, poter finalmente accogliere gli amici francesi di Arc Images e gli artisti Nicola Fisichella e Maria Savoca all’interno di un percorso di arte nell’arte, in cui il dialogo tra fotografia e pittura è stato espresso nelle diverse tonalità di colori, suggestioni ed emozioni, culminate infine nella sfilata di Cinzia Dori, dove l’abito si è fatto tela e pergamena su cui vergare il più bel canto d’amore per la Sicilia, che è “Terra D’Amuri. Imago Siciliae”. L’esposizione, nella sala al pianterreno, con la mostra dei quadri dipinti dai francesi, ispirati alle fotografie dei soci AFI011, si è conclusa il 29 maggio. Un weekend intenso, il cui benvenuto inaugurale è stato offerto dal brindisi post sfilata nel chiostro. Il rafforzamento di un’amicizia, che ha già ricevuto l’invito da parte dei soci di Arc Images, ben lieti ad ospitare le fotografie di AFI011 a Fuveau, in Provenza.

«Una scelta naturale quella del convento – ha precisato Pollino in apertura – per ricambiare l’amicizia della stilista Cinzia Dori che poco prima della chiusura forzata a causa della pandemia li aveva ospitati all’interno di un’altra manifestazione da lei organizzata nel gennaio 2020 al fine di promuovere l’inclusione della disabilità nel mondo della moda e dello spettacolo». Da qui sono nati gli scatti di AFI 011 “Io sono l’altro”.

In tale contesto, la parola «accoglienza» ha trovato piena musicalità e accordo di voci e d’intenti. Un motivo di orgoglio per organizzatori e ospiti, sostenuto dal Comune di Forza D’Agrò. Ed a proposito di questo incantevole borgo, mi è doveroso fare un plauso all’amministrazione per le strade pulite e adorne di fiori. Ottima anche l’idea di fare «strisce blu» all’ingresso con le macchinette. Vi è cura dei luoghi e amore per il proprio paese; tra le migliori cartoline da spedire.

Desidero perciò – avvalendomi dei contributi del prof. Piero Bottari e dell’avvocato Di Cara – tracciare alcune linee storiografiche sul Convento agostiniano; luogo di tradizione importantissimo per i suoi abitanti e per i territori vicini.

 

Il Convento degli Agostiniani – L’edificio trova collocazione in una incantevole piazzetta, che vi si mostra quasi fosse la scena d’un teatro, dopo aver percorso, in ascesa, una sobria ma importante gradinata ed aver attraversato l’Arco Durazzesco del Quattrocento. La fondazione del convento è posta, dai documenti dell’archivio Generale Agostiniano, all’anno 1591, poiché è quella la data della concessione della chiesa della SS. Trinità alla omonima confraternita. Ciò non toglie che i lavori siano stati effettuati negli anni precedenti così come indicato sulla porta ad arco, che immette nel convento. Qui è incisa la data: 1559.

Secondo quanto attestato da un’altra lapide, «un certo Agostino Risini dal “Fortilizio” (Forza d’Agrò), avrebbe eretto dalle fondamenta il Convento e lo avrebbe arricchito di rendite. Il nipote Agostino Cacopardo, figlio della sorella, lo avrebbe riadattato migliorandolo. Il giorno 26 aprile 1760 celebrò il Capitolo Giuseppe Lombardo, suo discendente».

Inoltre i frati agostiniani avevano stretti legami con la chiesa della Triade e con la Confraternita della SS. Trinità, che era la proprietaria dell’edificio chiesastico; ed entrambi dipendevano dall’Archimandrita. Quindi nei fatti, la confraternita ha continuato nello svolgimento delle attività ad essa inerenti e ciò fino agli anni Sessanta del XX secolo, quando la Curia di Messina decise di regolamentarne la gestione.

In merito alla destinazione d’uso dell’ex convento, con la soppressione degli ordini religiosi dopo l’Unità d’Italia, esso passò sotto il controllo del Comune, che lo adibì a Municipio. Nello stesso periodo, mentre alcune parti furono riservate a scuola elementare e ad ambulatorio medico, al piano superiore venne allestita la Caserma dei Carabinieri. La sede delle attività amministrative del paese, rimase qui sino a che la casa municipale non fu allocata nell’edificio posto in Piazza Giovanni XXIII. Il sito religioso venne successivamente sottoposto – nei primi anni del 2000 – ad una importante opera di restauro, che ce lo ha consegnato nella sua attuale veste.

 

Storia della Chiesa della Santissima Trinità a Forza d’Agrò della omonima confraternita nell’excursus offerto dall’Avvocato Fabio Di Cara – Molto ben fatto questo contributo del Di Cara, da cui traspare l’amore per Forza D’Agrò, e che ho il piacere di riportare in alcune sue parti:

 

«La Chiesa della Santissima Trinità è stata edificata negli ultimi anni del Quattrocento, presentandosi come uno dei luoghi più incantevoli del territorio. Circa un secolo dopo, alla fine del Cinquecento, la sua costruzione è stata adeguatamente ristrutturata per assecondare meglio le esigenze dei fedeli, donando all’intera struttura un maggiore prestigio con l’aggiunta di nuovi decori che facessero risaltare meglio lo splendore di questo edificio. […] Si accede alla Chiesa della Santissima Trinità dopo una scenografica scalinata, da cui è possibile ammirare diversi scorci di Forza d’Agrò, che porta fino a un arco durazzesco, dietro il quale si cela la monumentale struttura religiosa. La Chiesa della Santissima Trinità è pressoché rimasta immutata dal 1576, anno in cui vennero effettuati i suoi più importanti restauri, a cui seguirono lievi interventi manutentivi per preservarne la struttura. Ciò che più spicca della Chiesa della Santissima Trinità è il suo portale d’ingresso, ricco di intagli e decori, oltre al suo campanile, posto al suo fianco. L’interno della Chiesa della Santissima Trinità si mostra con una sola navata, in cui figurano bellissime opere d’arte molto antiche, come una raffigurazione del Cenacolo risalente al Quattrocento. […] La storia della Chiesa della Santissima Trinità è strettamente legata a quella della Confraternita della Triade, che sin dalle sue origini ha avuto sede in questa struttura religiosa. Ancora oggi, la Confraternita della Triade è molto attiva nel territorio, soprattutto in occasione di vari eventi religiosi, occupandosi della gestione di alcune attività della Santa Pasqua. Nei sotterranei del convento, mediante una botola posta sul pavimento della sala di Santu Nicola ed una ripida scala, si accede ad una cripta ove, tutt’intorno ad un altare, sono ricavate, lungo le pareti, 15 “poltrone” in muratura aventi ciascuna un buco proprio nel mezzo del sedile. Quasi in contrasto con la funzione del luogo, si contraddistinguono i colori vari e vivaci con prevalenza del rosso, del grigio e dell’arancione. In particolare, su tutta la parete dietro l’altare, eccelle un caratteristico dipinto rossastro a forma di ventaglio, nella parte superiore del quale una scritta, oggi poco leggibile si estende sotto la volta. In questo luogo sacro i monaci hanno esercitato i loro riti funebri, seppellendo “seduti” i loro confratelli. Un loculo collettivo, insomma, in cui il ricordo perenne di quella che è stata la loro vita sarebbe stato di grande sostegno morale ai successori. Sempre all’interno della sala di Santu Nicola è stata rinvenuta una fossa comune dove, si presume, venivano seppelliti i frati di minore importanza. I resti di questo primo insediamento religioso, dedicato alla S.S. Trinità, sono oggi visibili grazie al recente restauro del convento agostiniano. Nel piano seminterrato dell’edificio, sono ancora oggi visibili i muri perimetrali e l’abside dell’antica chiesa della Trinità. Questa testimonianza consente con certezza di poter dire che esisteva, sin da quel periodo, una prima forma di confraternita, o quanto meno di cenacolo di preghiera dedicato alla SS. Trinità. Sull’altare centrale, è collocato un quadro raffigurante la visita dei tre angeli ad Abramo, prima testimonianza biblica della Trinità divina».

 

Si ringrazia il fotografo Roberto Mendolia (Rogika) per gli scatti proposti.

 

 

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