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Le Forme dell’Essere di Giuseppe Cuccio fino al 30 settembre alla Casa del Cinema di Taormina

Senza categoriaLe Forme dell’Essere di Giuseppe Cuccio fino al 30 settembre alla Casa del Cinema di Taormina
Foto di Lisa Bachis

Un’esposizione che appare naturalmente inserita in un pregevole contesto architettonico – L’esposizione del Maestro Giuseppe Cuccio è stata inaugurata il 15 luglio scorso ed è inserita nel programma per i Quarant’anni della Fondazione Taormina Arte Sicilia. Potrà essere fruita fino al 30 settembre, e un segmento è stato creato anche presso il Teatro Antico dove alcune delle opere scultoree dell’artista possono essere ammirate in un contesto più che consono come lo è d’altronde quello della Casa del Cinema. Un luogo che appare quasi creato appositamente per questo magnifico allestimento, semplice, pulito, lineare ed elegante che ha il tocco magico di Francesca Cannavò, di certo la persona più qualificata per una scelta il cui risultato è felice. Felicità per gli occhi e per tutti i sensi, coinvolti in un viaggio materico di disegni e sculture che conducono tutti al disvelarsi dell’Essere: quello della Natura e quello umano, parte di essa.

 

Chi è Giuseppe Cuccio? – Il Maestro, palermitano, ha conseguito il diploma di liceo classico e il diploma dell’Accademia di Belle Arti nella sezione scultura, e attualmente è docente di Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico “Damiani Almeyda” di Palermo. Ha partecipato a diverse esposizioni in Italia e all’estero. Tra i vari riconoscimenti è stato premiato a Milano in qualità di “artista dell’anno 2009” (Premio delle Arti-Premio della Cultura). La sua ricerca espressiva è comprensiva della scultura della pittura della grafica e del disegno. Varie sue opere sono dotazione di collezioni private e nei musei.  L’artista si muove tra Palermo e Milano.

 

Un’azzeccata recensione per iniziare ad addentrarsi nell’arte di Giuseppe Cuccio a cura di Anna Maria Ruta – La studiosa, che ha curato una delle mostre del Maestro, ha scritto di lui:

 «Più che eclettico, duttile a manipolare varie materie (bronzo, travertino, basalto, granito calcare, marmo, argilla, carta), e con una tensione citazionistica postmoderna, Giuseppe Cuccio è di fatto un classicista, classicista nella geometria e razionalità del progetto, classicista nella forma, classicista nell’universalità del messaggio. Scultore colto, con un preciso gusto architettonico, il classico lo rivisita, captando la parola degli antichi nell’essenzialità, nella chiarezza del dettato che illumina e aiuta a orientarsi meglio nei chiaroscuri della realtà. Le sue sculture sembrano mezzi busti di koũroi e di kòrai, con accenni di corpo, apparentemente non finiti, che rimandano subito all’idea formale sottesa, che esige l’essenziale, il segno squadrato, cadenzato da linee nette. Da questi scabri corpi di adolescenti emana un’intensa, ma concentrata, tensione interiore, che aspira ad un sereno rapporto col mondo».

 

Un percorso che va dal bosco alla chiarità della radura – Si procede, nel visitare la composita esposizione, come se attraverso i paesaggi oscuri e invernali, che usano la tecnica di un intrico su carta con l’uso del carboncino, si assistesse al lento disvelarsi dell’Essere. Natura interpuntata da sculture che accolgono gli spunti dell’arte minoico-micenea e si esaltano nel rimando alla Grecia arcaica sino a perfezionarsi nel più maturo classicismo che riecheggia nell’Atene del V secolo a.C.

Natura, paesaggio brunito e spigoloso, sculture e al piano superiore, i disegni morbidi e generosi, espressione del femminile e del maschile, indivisi nel mantenere le rispettive differenze, accolgono il visitatore per condurlo all’essenza della vita, la nascita, che ha in sé i germi della morte e prospetta la rinascita.

Uso della terracotta per legarlo alla terra, alla sua origine greca che è culla della filosofia. Immersione nel bronzo e passaggio dalle smozzate ancestrali figure, ammiccanti a platonici ermafroditi, schiuse nel colore dei fiori, amalgamati con pastelli a olio e pastelli di ordine elementare. Rinvii allo scorrere del tempo e alle stagioni tra Demetra e Kòre, tornate ad allietare le giornate degli umani per condurli a una forma di salvazione, incarnata dalla terracotta smaltata dell’Arcangelo, traduzione cristiana del pensiero neoplatonico.

Visitando e assaporando il mio giungere nelle chiarità della radura dove si è disvelato l’Essere della Natura, dentro di me risuonavano i vari passaggi delle «Quattro Stagioni» di Vivaldi, poiché il Barocco è anch’esso una interpretazione del disvelarsi dell’Essere, tra Eros e Thanatos, tra divino e mortale, nell’incessante darsi di Natura ed esserci dell’uomo.

 

Informazioni sulla mostra di Giuseppe CuccioLa mostra è aperta al pubblico sino al 30 settembre con i seguenti orari:

  • Mattina, 10:30/13:30
  • Pomeriggio, 17:30/20:30
  • Ticket 5 euro

L’esposizione è allestita presso La Casa del Cinema di Taormina, Corso Umberto 61 e alcune sculture possono essere ammirate anche al Teatro Antico.

 

 

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