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venerdì, Gennaio 3, 2025

L’IMMORTALITÀ DI MONTALBANO E DI PAPÀ CAMILLERI

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Credit Uff. Stampa RAI

Da qualche settimana stanno riproponendo la fiction storica “Il commissario Montalbano”. Storica poiché dal lontano 1999 è una produzione RAI, che viene trasmessa dalla stessa. Da parecchi anni è su RAI 1 ma in origine la mandavano in onda sul secondo canale.

Fu immediatamente un successo così come lo furono e lo sono i romanzi da cui la serie trae ispirazione, scritti dal monumentale Andrea Camilleri.

Quale motivo spinge a trasmettere in periodiche repliche la serie televisiva che ha fatto sì che Luca Zingaretti fosse da tutti unanimemente riconosciuto come l’autentico Commissario di Vigata, che ama la pasta ‘ncasciata, il pesce e gli arancini, forse più di quanto ami la sua ‘storica’ Livia? Motivo assai semplice: perché noi tutti amiamo periodicamente ritrovarci in sua compagnia e della sua squadra; amiamo perderci e rilassarci – senza tralasciare le dovute riflessioni sull’attualità – nei luoghi di Montalbano, che nonostante il trascorrere del tempo e le varie calamità a cui siamo sottoposti esercitano fascino imperituro.

Gli stranieri hanno letto, amato e amano Montalbano e la sua Sicilia. Ricordo bene che agli inizi degli anni Duemila, lavoravo in libreria e i testi di Camilleri non dovevano mai mancare: in italiano e nelle varie traduzioni, tanto che sorridevo spesso, di fronte alla traduzione del vigatese in tedesco, e consigliavo a chi era interessato ad approfondire, di accostare il testo in lingua con l’originale. Uscirono pure i dizionari per tradurre Camilleri, e la Sellerio unì un fiorente destino – che dura a tutt’oggi – a quello di Camilleri. Legami professionali certo, ma anche di intima e solida amicizia tra Elvira Sellerio e lo scrittore, che si tradussero nella scelta di Olivia Sellerio per i brani all’interno della fiction. A ragion veduta direi, visto che così come non si può immaginare altro attore che interpreta Montalbano se non Luca Zingaretti, non si può pensare ad altra voce (tra arabismi, jazz e musica etnica) che non sia quella di Olivia Sellerio. Il medesimo ragionamento è valido per la sigla composta da Franco Piersanti. Partite le note iniziali, quasi stridenti, sappiamo che «Montalbano sta iniziando».

Questo telefilm ha segnato i passaggi dell’esistenza di ciascuno di noi. I libri di Camilleri sono da sempre un salvavita – anche quelli che dicono di non sopportare Camilleri o di non ritrovarsi in Montalbano – lo hanno letto e hanno visto la serie con Zingaretti.

Ci sono personaggi entrati talmente tanto nell’immaginario collettivo, da farci perdere di vista quale è il più fedele all’originale: quello sullo schermo o quello del testo? In Riccardino – pubblicato postumo ma scritto tanto tempo fa – lo stesso Camilleri genera una competizione senza precedenti tra il personaggio letterario e quello televisivo, in un gioco delle parti di pirandelliana rievocazione, dove lo scrittore può quasi tutto, tranne che liberarsi definitivamente della sua creatura più amata. Ci aveva già provato Conan Doyle, sebbene Camilleri abbia scelto di cedere lui, alla caducità della vita, lasciando Montalbano alla sua più che meritata immortalità. Certo, Camilleri non avrebbe potuto prevedere che gli episodi, a cui siamo più affezionati, sono proprio quelli dove più forte si sente la sua presenza nella sceneggiatura e che, almeno per me è così, amiamo rivederlo durante l’intervista con Mollica o durante le sue anteprime narrative. La sua voce arrochita dal fumo, la sentiamo simile a una carezza sull’anima. Persino quando la vacuità del suo sguardo, ci mostra l’inesorabilità del tempo che passa, lui per noi è lì presente, slegato dai vincoli anagrafici.

Se poi si pensa – e mi rivolgo ai detrattori di Montalbano e Camilleri – che il sostrato letterario, che fa da humus ai romanzi, affonda nella migliore letteratura da Sciascia, a Poe, a Doyle e Simenon sino a Manuel Vázquez Montalbán, al quale Camilleri rende omaggio, e battezza il ‘suo’ commissario, italianizzando il cognome del grande scrittore catalano, allora si deve frenare il senso della critica.

Montalbano, Catarella, Mimì Augello, Fazio, Livia e per un bel tratto del viaggio, il dottor Pasquano e le sue guantiere di cannoli, resteranno immortali; la fiction continueremo a rivederla così come ad ogni Vigilia di Natale rivediamo “Una poltrona per due” su Italia 1. Ed io, continuerò a emozionarmi ogniqualvolta riascolterò la voce del Maestro Camilleri mentre mi racconta una delle tante storie prima di andare a dormire. Il Commissario di Vigata in ciò è assoluto vincitore; è riuscito nell’intento di portar con sé, nella sfera dell’immortalità, anche il padre che l’ha creato: Andrea Camilleri.

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