In questi giorni a Paternò, città vicino a Catania, si sta svolgendo il XIII “Memorial Mariano Ventimiglia”, poliedrico artista a cui, ogni anno, viene dedicata una settimana ricca di eventi.
Infatti da domenica 4 a domenica 11 novembre, al Palazzo delle Arti di Paternò, il XIII “Memorial Mariano Ventimiglia” – collettiva e concorso d’arte di pittura, scultura, fotografia, istallazione e incisione – ha già richiamato e continua a richiamare numerosi visitatori. La manifestazione inoltre prevede, nel proprio programma,una serata di premiazione delle migliori opere esposte, che si terrà sabato 10 novembre, e che avrà l’onore di ospitare quale presidente della giuria, l’artista taorminese Ghumbert, aliasUmberto Martorana. Ghumbert, da anni, è affezionato sostenitore del “Memorial”.
Mario Cunsolo, è uno degli organizzatori della manifestazione, anche perché legato affettivamente allo scomparso Mariano Ventimiglia, suo nonno materno. La famiglia Cunsolo, ha sempre mostrato spiccata sensibilità verso il mondo delle arti e della cultura e lo scrittore ha respirato e si è nutrito di questo benefico influsso; trasmettendolo sia attraverso la scrittura, sia attraverso l’organizzazione di eventi dove arte e letteratura dialogano in un ritmo serrato e creano nuovi percorsi culturali. Mario Cunsolo è infatti uno dei fondatori del circolo letterario “Pennagramma”, molto attivo in Sicilia e con autori associati, provenienti da tutta Italia.
Il nuovo testo di Cunsolo, uscito quest’anno per la casa editrice Leonida, è L’orizzonte nascosto della bellezza. Quando ho letto per la prima volta la bozza, ciò che ho espresso a Cunsolo è che avrei desiderato scrivergli la prefazione, perché mi aveva così tanto colpito, da non poterne fare a meno.
Oggi, il testo ha già riscosso numerosi consensi nel mondo letterario e tra i lettori, quindi credo che il miglior modo di rendergli il giusto riconoscimento, sia quello di riportare integralmente la prefazione, lasciando a voi, la curiosità di leggerlo.
«Mario Cunsolo, è un sagace navigatore nel mare della scrittura. Mi piace parlare di mare, perché essendo uno scrittore siciliano, Cunsolo ha dentro di sé il senso dell’isola e del mare, non solo il mare per eccellenza il Mediterraneo, ma lo Ionio: le sue radici si agganciano come àncore, a questo mare. Lo scrittore proveniente da Paternò, riceve gli umori e gli influssi dalla vicina città di Catania dove ha condotto gli studi e dove lavora e che ne hanno, in parte, deciso il percorso. L’orizzonte nascosto della bellezza, non è il suo primo testo; Cunsolo ha già pubblicato nel 2012, In fondo sono buono per la Youcanprint e nel 2015, Sicily 2133 per Algra editore. Le acque in cui ama navigare, sperimentare e cimentarsi, sono dunque quelle del romanzo, dato che gli consentono di spalancare il senso immaginifico e di narrare “le vite degli altri” con un’attenzione al piano descrittivo esteriore: ambienti, scene; ed al piano descrittivo interiore: la psiche dei personaggi, lo scavo di mente e anima. Tutto appare ben amalgamato ed orchestrato. Cunsolo di fatto, ha la capacità di far vivere le scene e i personaggi dei suoi testi, quasi ci si trovasse innanzi a uno schermo. Potrebbe scrivere sceneggiature. Ma l’interesse dello scrittore è dettato, anche, dalla sua ricerca sociologica per la società e le persone che la vivono. L’attenta capacità di analisi dei fenomeni sociali e culturali, nonché antropologici, rende i suoi testi godibili, perché espressi secondo uno stile asciutto e leggero ma non meno pregnanti per i contenuti che affrontano: vite di uomini e donne; esistenze complesse dall’apparente linearità che nascondono fratture e vuoti. Nulla meglio del romanzo, per rendere partecipe il lettore e farlo immergere nei testi.
Nel testo L’orizzonte nascosto della Bellezza, vi è una predilezione per il thriller dalle declinazioni psico-sociologiche e il noir dove il confine tra buoni e cattivi diviene labile sino a confondersi. Perché il nucleo attorno a cui ruota l’intera vicenda, è il senso del limite e il suo superamento con le inevitabili ma sorprendenti conseguenze. Sullo sfondo c’è Milano, “la Milano da bere” che appartiene più agli anni Ottanta e Novanta del XX secolo ma che qui ritorna, nelle sue note tragiche e decadenti del XXI secolo. Il protagonista è Sergio, libero professionista, avvocato rampante e di successo, abituato a forzare il limite perché se si vuol vincere, bisogna essere un passo avanti e correre il rischio. Sergio ama il rischio perché gli dà scariche di adrenalina che lo dopano e lo fanno sentire onnipotente. Un bell’uomo e di successo, che partecipa alla vita mondana per mantenere rapporti professionali e legati alla sfera ludica. Le donne fanno parte del pacchetto offerto come bonus: donne patinate e abituate ad offrirsi; il costume così vuole. Si corre per il lavoro, si corre nel vivere i rapporti con l’altro sesso. Il sesso è una celere corsa verso la seduzione e il raggiungimento dell’appagamento. In fondo, tra l’andare in palestra e gli incontri con le donne che Sergio si concede, non esiste grande differenza. Aiutano a rilassarlo e a farlo sentire sempre vincente. Sergio sa di essere un cavallo di razza e la conquista del successo in ambito professionale, procede di pari passo con la conquista delle donne. In entrambi i casi, l’ego di Sergio si alimenta, cresce e lo fa sentire vivo. Ma solo in apparenza.
Nella vita di ciascuno, il superamento del limite, implica un salto verso ciò che è ignoto. Non sempre questo salto è indolore. Un tragico imprevisto oppure un trauma possono alterare quel sottile equilibrio, che ci fa sentire al sicuro e protetti dagli urti dell’esistenza.
Un’interessante riflessione del “senso del limite”, è stata presentata di recente a Siracusa, durante un convegno di filosofia, dal prof. Remo Bodei, uno degli intellettuali più acuti del nostro tempo. Bodei asserisce che «nella modernità c’è il superamento dei limiti, il progresso scientifico e geografico, lo sviluppo in campo medico e delle biotecnologie. È vero anche che oggi siamo davanti a vantaggi enormi, come l’allungamento della vita e l’evoluzione delle tecniche per sconfiggere e far fronte alle malattie. Ci sono però dei confini oltre cui non si può andare, come ad esempio sul campo morale. Il problema è che oggi non si riesce più a distinguere cosa è giusto e cosa sbagliato».
Cunsolo nel suo romanzo, mette sul piatto proprio questi temi: forzatura del limite e senso morale. Nel caso de L’orizzonte nascosto della bellezza, il viaggio del protagonista è irto di ostacoli. Sicurezza di sé, poi un tragico avvenimento: la discesa agli inferi a seguito di un incidente. L’opportunità di redimersi e la scoperta di un uomo che non si riconosce più in ciò che era, costringendosi alla ricerca di un nuovo Sé. Tutto questo fa del romanzo di Cunsolo non solo un testo dove colpi di scena, suspense e mistero irretiscono sin dall’inizio il lettore, ma lo traduce in un testo sul pavesiano “male di vivere” che costituisce il tessuto di cui sono fatti i personaggi. Sergio affonda nel proprio malessere e, analizzato da Cunsolo in senso quasi psicoanalitico, ne riemerge trasformato. Anche qui, però tornano la passione e l’interesse dell’autore per l’arte e ad essa, unitamente a una musa, affida il cambiamento di Sergio. Anna la co-protagonista, rappresenta l’abisso su cui Sergio si affaccia, ipnotizzato da una donna che “non è come le altre”. Arte e appartenenza alla Sicilia riaffiorano nelle movenze e nei tratti somatici di Anna, sensuale e mediterranea. Un’artista e una donna di successo, pure lei spezzata e stravolta fisicamente e interiormente. Due anime infrante, il cui incontro sembra segnato da un destino beffardo che le condurrà alla sperimentazione di un rapporto oltre ogni limite imposto e che dovrebbe servire a ristabilire un equilibrio sul piano etico. Una richiesta di giustizia a ogni costo, che costringerà il lettore a non staccarsi dal romanzo. Storia che se paragonata a una bevanda, sarebbe come un Martini Dry, senza ghiaccio e con un’oliva. I brani musicali che ho ascoltato, leggendo il testo, insieme a Jamiroquai e Lykke Li che già fanno da colonna sonora al romanzo, sono Le donne lo sanno di Ligabue e Ordinary People di John Legend per accompagnare Sergio; mentre Piccola stella senza cielo di Ligabue e Gocce di Memoria di Giorgia sono un ottimo sottofondo musicale per i tormenti di Anna.
Due vite al top, due esistenze naufraghe e due anime che possono perdersi per sempre, oppure scegliere se ritrovarsi».
Lisa Bachis