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venerdì, Gennaio 3, 2025

Prevenzione del traffico di migranti e della tratta di esseri umani. Intervista a Concetta Restuccia

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Foto di Concetta Restuccia

Oggi più che mai, in una società multirazziale e multiculturale con sistemi di integrazione e cooperazione tra enti pubblici, parlare di sfruttamento di esseri umani nell’ottica della prevenzione del traffico di migranti e della tratta di esseri umani ha valore etico e sociologico importantissimo.

Ho chiesto alla dottoressa Restuccia – che da anni si occupa in qualità di responsabile dell’Area Immigrazione e Tratta dell’Associazione Penelope coordinamento solidarietà sociale Onlus, che vanta una ventennale operatività nel settore del contrasto al traffico e alla tratta di esseri umana – di illustrare dall’interno, come si opera e le ho chiesto di raccontare la sua esperienza più recente che l’ha vista parte attiva di un team recatosi in Nigeria.

Anzitutto, ha esordito spiegando che «la sociologia urbana è una linea di ricerca, collocata nel quadro delle discipline sociologiche, e ha come riferimento quello di interessarsi della città nei suoi aspetti sociali. Tali aspetti si riferiscono all’agire dei soggetti che compongono la popolazione urbana, alle relazioni che essi instaurano, alla formazione di gruppi sociali, movimenti, istituzioni organizzazioni, ai legami di complementarietà o di competizione che esistono tra tutte queste entità, sino all’interpretazione della città in quanto sistema sociale», citando uno studio di Alfredo Mela, del 2006.

Ha poi proseguito, citando Lefebvre per il quale «l’urbanizzazione deve essere considerata come un processo sociale fondato nello spazio nel quale un’ampia varietà di attori con differenti obiettivi e agende interagiscono attraverso una combinazione di pratiche spaziali tra loro concatenate».

Ciò per entrare nel vivo della questione, il viaggio in Nigeria, di cui ha riportato una puntuale sintesi:

«Nel quadro della cooperazione con le autorità nigeriane e in linea con la “Dichiarazione congiunta” sottoscritta dal Signor Capo della Polizia ad Abuja il 01/02/2016, che “sancisce l’impegno italiano a definire un programma di formazione a beneficio della polizia nigeriana”, il Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere ha organizzato un corso di formazione volto al rafforzamento del contrasto e della prevenzione del traffico di migranti e della tratta di esseri umani, che si è tenuto a Benin City dal 7 all’11 ottobre 2019. L’attività di formazione ha visto il coinvolgimento delle principali organizzazioni internazionali del settore della cooperazione di Polizia, INTERPOL –UNODC, e del settore della tutela dei diritti dei migranti nonché esperti delle competenti articolazioni della Polizia di Stato e della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. A fare parte del prestigioso Team sono stata chiamata anch’io, in considerazione della peculiare e significativa esperienza professionale. Le attività di formazione hanno visto tra gli uditori 30 funzionari della ETAHT – Edo State Task Force Social protection in countering trafficking of human beings – i quali hanno ascoltato i diversi esperti alternatisi per esporre le buone pratiche già utilizzate in Italia, al fine di contrastare lo “smuggling” e la tratta di esseri umani. Oltre a me si sono alternati alla cattedra: la dottoressa Lina Trovato, Pubblico Ministero della DDA di Catania, il Commissario Capo Lorenzo Ortensi della Squadra Mobile di Vicenza, la Vice Questore del Dipartimento Immigrazione Marcella Croce, coadiuvati dal Tutor d’aula Assistente Capo Emanuele Mancini. L’organizzazione dell’importante evento è stata possibile grazie all’instancabile lavoro dell’Esperto immigrazione presso l’Ambasciata d’Italia in Nigeria, il dottor Sebastiano Bartolotta e della V.Q. Marcella Croce».

  • Naturalmente, dopo aver ascoltato il primo resoconto, ho deciso di entrare un po’ più nel “personale” della dottoressa Restuccia, e le ho chiesto: «Quanto l’ha colpita “dentro” essere andata in Nigeria?».

«Essere andata in Nigeria è stata la realizzazione di un sogno, il coronamento di un lavoro lungo 20 anni, al fianco di donne e uomini nigeriani, vittime di tratta, di cui ho ascoltato le storie di fuga dalla miseria e le vicissitudini a loro occorse nelle strade nigeriane. Trovarmi a Benin City, ripercorrere le strade delle migliaia di persone incontrate in questi lunghi anni, vedere giovani e meno giovani vendere bottigliette d’acqua ai bordi delle strade o il platano, una varietà di banana che viene cucinata in molti modi, sulle bancarelle improvvisate – proprio come spesso mi hanno descritto – mi ha profondamente emozionato. Vedere con i miei occhi, la povertà e deprivazione in cui versano in questa zona del Paese, mi ha fatto ancora più comprendere la fragilità delle giovani e la facilità che trovano le organizzazioni criminali prive di scrupoli ad irretirle per convincerle a partire alla ricerca di un futuro migliore. La possibilità di poter raccontare, alla locale Task Force contro la tratta, il lavoro svolto dagli Enti Anti tratta in Italia nell’assistenza alle vittime, e la sinergia costruita con le Forze dell’Ordine e la Magistratura Italiana nel contrasto alle organizzazioni criminali è stato un onore e un’occasione unica per potermi confrontare con la polizia locale e le ONG territoriali, approfondendo la conoscenza della normativa nigeriana in tema di contrasto allo smuggling e al traffico di esseri umani».

 

  • «Quanto questa esperienza le sarà utile qui in loco?».

«Aver preso contatti diretti con i componenti della Task Force di Edo State e aver illustrato loro la difficoltà di vita delle vittime arrivate in Italia e gli sforzi profusi dal Governo italiano – che tramite il “Dipartimento Pari Opportunità” finanzia i programmi di assistenza – ha influito positivamente sull’approccio con le vittime che fanno ritorno in Nigeria. Per quanto attiene alle possibilità per le ONG e le Forze dell’Ordine italiane, questa è stata un’occasione unica per cominciare a costruire una rete che potrà essere utilizzata all’occorrenza per poter monitorare le famiglie delle vittime, spesso oggetto, in patria, di ritorsioni e minacce da parte delle organizzazioni criminali; questa possibilità costituisce per gli enti Anti Tratta una grande risorsa che può ridurre drasticamente il numero delle giovani costrette a prostituirsi sotto la minaccia di ritorsioni alle famiglie e migliorare le indagini anche in Nigeria grazie allo scambio di informazioni dirette».  

  • «Mi narri quando ha provato l’emozione più forte e mi racconti un aneddoto?».

«L’arrivo all’aeroporto di Benin City, e il ritrovarmi nelle strade descritte dalle mie utenti, è stato paragonabile a un déjà-vu. La tangibile povertà legata ai luoghi e il contrasto con le strutture di livello europeo in cui siamo stati alloggiati acuivano ulteriormente il profondo divario presente. Per tutto il tempo abbiamo effettuato i nostri spostamenti su mezzi blindati o comunque mezzi delle forze dell’ordine locali. Le strutture dove ho alloggiato e dove si è tenuto il corso di formazione avevano altissimi livelli d sicurezza, con filo spinato nelle recinzioni, guardie armate a perlustrare il perimetro e controlli dei mezzi per evitare la presenza di ordigni, visto l’alto allarme terrorismo. In questa situazione non era stata prevista per me nessuna uscita in città. Grazie a un pressing, durato per tutta la mia permanenza, ho “estorto per sfinimento” l’autorizzazione a poter fare un giro per le vie del centro cittadino. Sono così riuscita a visitare alcune strade e alcune viuzze del centro insieme al personale della polizia italiana e a visitare il Palazzo dell’Oba del Binin, autorità religiosa della Nigeria, che grazie a un editto promulgato nel 2018, ha liberato le donne sottoposte al rito magico “juju” dall’assoggettamento alle organizzazioni criminali».

Mi congedo dalla dottoressa Concetta Restuccia e la ringrazio a nome mio e della redazione di “JonicaReporter” per aver donato questa preziosa testimonianza. Mi piace in tale senso, ricordare un’altra piccola grande donna, Madre Teresa di Calcutta che così scriveva:

Il giorno più bello? Oggi

L’ostacolo più grande? La paura

La cosa più facile? Sbagliarsi

L’errore più grande Rinunciare

La radice di tutti i mali? L’egoismo

La distrazione migliore? Il lavoro

La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento

I migliori professionisti? I bambini

Il primo bisogno? Comunicare

La felicità più grande? Essere utili agli altri

Il mistero più grande? La morte

Il difetto peggiore? Il malumore

La persona più pericolosa? Quella che mente

Il sentimento più brutto? Il rancore

Il regalo più bello? Il perdono

Quello indispensabile? La famiglia

La rotta migliore? La via giusta

La sensazione più piacevole? La pace interiore

L’accoglienza migliore? Il sorriso

La miglior medicina? L’ottimismo

La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto

La forza più grande? La fede

La cosa più bella del mondo? L’amore.

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