
Le immagini fatte dal drone in volo sui versanti di Taormina mostrano un territorio fragile. Si tratta dei rilievi fotogrammetrici propedeutici allo studio per il dissesto idrogeologico che sta seguendo il Prof. Franco Ortolani e che nelle scorse settimane ha portato il primo cittadino Eligio Giardina al Ministero dell’Ambiente.
Abbiamo chiesto al Prof. Franco Ortolani di spiegarci quali sono le prime impressioni e quali gli aspetti più interessanti emersi.
“ E’ un rilevamento, ha affermato il Prof. Ortolani, che mostra lo stato dei versanti oggi e ci consente di valutare il fenomeno che si sta verificando. Naturalmente questo su base fotografica e su base cartografica consentirà dopo di individuare esattamente le aree dove intervenire per contenere e mitigare il rischio idrogeologico. Pensiamo ad interventi ispirati all’ingegneria del contadino che usava materiali locali validi per la sistemazione ripristinando l’aspetto vegetativo autoctono.”
I rilievi fotogrammetrici rappresentano oggi uno strumento fondamentale per intervenire in maniera precisa. L’intervento a cui fa riferimento il Prof. Ortolani è un intervento di medicina ambientale preventiva.
Ovvero consolidare prima che sia troppo tardi. Intervenire nelle aree più fragili attraverso il consolidamento naturalistico che serva si a consolidare ovviamente ma al contempo a mantenere e preservare la bellezza dei versanti.
“ Si tratta di un lavoro, spiega il Prof. Ortolani, che deve essere esteso a tutto il costone attorno al centro abitato. La fragilità dei versanti è evidente e per questa ragione abbiamo sollecitato questo intervento. Ci rendiamo conto oltretutto che questi fenomeni si stanno intensificando e devono dunque essere presi in tempo con un intervento di medicina ambientale preventiva in modo da evitare che si aggravi la situazione e che diventi anche pericolosa. Il Ministero dell’Ambiente, prosegue Ortolani, ha accolto con favore lo studio proposto e stiamo avviando una proficua collaborazione in modo tale da avere la possibilità per l’anno prossimo di mettere a disposizione della città le risorse finanziarie che occorrono per garantire la sicurezza dei versanti, la bellezza dei versanti stessi, il ripristino degli antichi percorsi che sono stati attaccati questo fenomeno e garantire dunque una sicurezza pluridecennale di tutti i versanti che circondano Taormina.”
Siamo ovviamente in una fase preliminare. Tutto il materiale raccolto servirà a portare avanti lo studio ed elaborare il progetto che poi sarà presentato al Ministero dell’Ambiente che sembra abbia molto apprezzato questo tipo di approccio ed ha dunque dato la propria disponibilità alla collaborazione.
“Vuol dire che Taormina, afferma il Prof. Ortolani, si è mossa in maniera adeguata per avviare la risoluzione dei problemi.”
Il Prof. Ortolani sfata anche il mito della speculazione edilizia quale causa primaria del dissesto idrogeologico di Taormina.
Il vero problema per la Perla dello Jonio infatti sembra essere rappresentato più che da ville e piscine costruite negli anni sulle colline della città dal mancato convogliamento dell’acqua piovana.
“ Il problema, spiega il prof. Ortolani, è rappresentato dall’acqua piovana che viene scaricata lungo i versanti . Se responsabilità ci sono vanno dunque ricercate nel mancato convogliamento delle acque e nella mancanza di interventi mirati ad adeguarsi anche al cambiamento climatico.”
Il ragionamento del Prof. Ortolani sembra non fare una piega. Se il clima è cambiato e piove di più bisogna ripensare anche ai lavori di convogliamento delle acque che evidentemente non riescono più a far fronte alla maggiore portata delle piogge.
“Ovunque si scarichi l’acqua lungo i versanti, prosegue Ortolani, si creano problemi. Ciò che bisogna evitare è il formarsi delle colate di fango. Quindi non c’e’ solo il problema dell’acqua di ruscellamento ma anche di sistemazione dei versanti stessi in maniera tale che il terreno liquefacendosi scorra rapidamente verso il basso. Penso che Taormina possa andare fiera di questo tipo di avvio dell’analisi delle difficoltà dei versanti. Può essere testimonianza del modo con il quale si affronta modernamente nell’attuale periodo di cambiamento climatico una situazione che sta cominciando a intaccare la stabilità dei versanti. Può essere, conclude il prof. Ortolani, un esempio per il Mediterraneo.”
Ovviamente noi ce lo auguriamo. E soprattutto speriamo che allo studio possa seguire la fase concreta degli interventi.