“Sulle sconsiderate esternazioni dei consiglieri di opposizione sul dissesto finanziario esprimo la più completa delusione.” Così il primo cittadino Mario Bolognari replica alle accuse mosse dai consiglieri di opposizione in merito al dissesto ormai inevitabile del comune. “Come era prevedibile, prosegue Bolognari, le galline che hanno cantato per prime sono quelle che hanno fatto l’uovo. Unici superstiti tra coloro (solo sette) che approvarono il Piano di riequilibrio, dopo appena tre giorni hanno già rinnegato un Piano strenuamente difeso per oltre tre anni. Addirittura attribuendo a me la paternità del piano, dei debiti e di ogni altra disgrazia passata, presente e futura. Insomma, questo Piano non ha più paternità. Al pronunciamento della Corte dei Conti gli estensori, i proponenti e i votanti sono spariti, nella più classica tradizione italica del “si salvi chi può”.
“Per fare ciò, afferma Bolognari, sparano palesi menzogne che possono essere facilmente smentite, e lo saranno, in sede di Consiglio comunale all’atto della dichiarazione di dissesto. In particolare, si sostiene, senza alcuna argomentazione, che il Piano si sarebbe potuto correggere da parte di questa Amministrazione. Evidentemente non hanno letto bene le motivazioni ove si afferma, a pagina 49, che “il ricorso alla procedura di riequilibrio non può costituire un dannoso escamotage per evitare il trascinamento verso una situazione di dissesto, diluendo in un ampio arco di tempo soluzioni che andrebbero immediatamente attuate”. Quindi nel nostro caso non è sbagliato soltanto il Piano, ma è sbagliato persino il ricorso stesso al Piano, come strumento dilatorio di decisioni non rinviabili. La rimodulazione, che sarebbe stata la quarta in cinque anni, pertanto, sarebbe stato un errore ulteriore. Francamente pensavo di meglio, magari qualche commento più serio e responsabile. Ma tant’è.
Tuttavia, conclude il sindaco di Taormina, accolgo l’appello di molti di evitare il teatrino del rimpallo di responsabilità. Ritengo che i cittadini e la più ampia opinione pubblica siano in grado da soli di capire e giudicare. Adesso tocca ai documenti parlare. Sulle responsabilità la palla passa alla Procura della Corte dei Conti. Il resto sono piccole beghe di paese.”