TAORMINA. IL FUTURO DELLE ROCCE DI MAZZARÒ. LA PAROLA AL MECENATE ANTONIO PRESTI

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Un luogo di bellezza che incornicia un’idea etica e sociale per riaffermare l’identità del territorio; un giardino incantato che tra natura e bioarchitettura riprenderà forma per ospitare un polo internazionale di cultura, arte e formazione; uno spazio dell’anima e dell’intelletto, che con la luce si rigenererà e ritroverà una memoria per troppo tempo sfigurata dall’avido interesse dei poteri forti».

È il pensiero del mecenate Antonio Presti impegnato con una delle sue più grandi sfide: “Le Rocce”, ex complesso turistico di Mazzarò (Taormina), che la Città Metropolitana di Messina ha concesso in comodato d’uso per 99 anni, con l’obiettivo di recuperare, riqualificare, ma soprattutto far rigenerare il paesaggio attraverso l’opera di un intellettuale che – andando controcorrente – è riuscito sempre a innovare con la forza dell’anima e del cuore.

 

Stamattina per la prima volta i giornalisti hanno fatto  ingresso in quello che negli anni ‘50, prima del totale e ingiustificato abbandono, era considerato uno dei luoghi più belli ed esclusivi della Sicilia, meta del jet set internazionale. Ll’ex complesso turistico rimasto chiuso per decenni e adesso pronto a rinascere grazie al progetto di Antonio Presti, che lo «restituirà definitivamente alla sua bellezza spirituale».

Insieme a Presti hanno presenziato oggi  il commissario straordinario della Provincia di Messina Filippo Romano, il sindaco metropolitano di Messina Renato Accorinti e i sindaci dei Comuni del territorio.

 

L’intervista ad Antonio Presti.

 

Com’è avvenuto l’incontro tra “Le Rocce” e Antonio Presti?        
«Questo nuovo progetto nasce dalla necessità, alle porte dei miei 60 anni, di consegnare il mio patrimonio artistico e personale: collezioni di arte contemporanea che vanno protette e trasferite al futuro. A Tusa ormai si è concluso un ciclo ed ero alla ricerca inconsapevole di un nuovo luogo che potesse preservare e conservare quel pensiero utopico che mi porto dentro da sempre. La mia anima si nutre di visioni oniriche e di quella incoscienza che oggi a molti potrebbe non convenire. Questa operazione, quindi, non nasce dalla sommatoria di nessun potere: è stato il potere universale dell’anima e del sentire che è giunto fino a me. Il potere del denaro è stato soppiantato dal potere della bellezza».

Il bene comune, dunque, quale comune denominatore dell’impegno di Antonio Presti
«Questa è la direzione intrapresa da me e da tutti coloro che hanno lottato per rigenerare “le Rocce”: basti pensare all’Associazione dei residenti di Mazzarò, il Comitato “La voce del mare”, che ama questo territorio e che ha sostenuto il percorso di rigenerazione per ridare vita, luce e voce a questo museo a cielo aperto che si staglia tra l’orizzonte e una delle bellezze più apprezzate nel mondo: Taormina. Un ringraziamerngto Al Commissario Filippo Romano che ha istituzionalmente traghettato tutto il percorso fino ad arrivare al sindaco della città Renato Accorinti, che ha condiviso eticamente e istituzionalmente l’idea del progetto. Questa è la vera testimonianza di chi crede nel bene comune. Io credo che lo sfregio di questo luogo sia stato un vero ammonimento per una comunità che è stata baciata dal sole e dalla bellezza universale, diventando “perla” che oggi più che mai deve restituire, e non soltanto prendere, attraverso il percorso della conoscenza come grande potere consegnato col cuore. Di certo tutto questo non sarebbe stato possibile senza il supporto, l’affetto e la professionalità del vice presidente di Fiumara d’Arte Gianfranco Molino e della dottoressa Domenica Polito Gianfranco».

Come si manifesterà la potenza dell’arte tra queste rocce e tra questi arbusti che si sono impossessati degli spazi tutt’intorno, tracciando un percorso che non risponde alle logiche della materia?

«Rispetteremo fino in fondo la volontà della natura, che si è animata della sua potenza non permettendo a nessuno di farvi ingresso e di profanarla: tutto ciò che è materia è decadente e viene restituita al potere vano del denaro. Ma qui c’è un’altra forza, quella dirompente dell’anima mundi. Noi abbiamo siglato un comodato per il futuro e il ringraziamento universale sarà quello di restituire bellezza non solo alle Rocce ma ai comuni che gravitano intorno a Taormina, che da tempo risentono dell’abbandono e che invece rivivranno della luce riflessa di questo luogo. Aboliremo la logica del cemento, per fare spazio al materiale organico; rispetteremo le peculiarità morfologiche e metteremo in risalto gli elementi primordiali: fuoco, aria, acqua e terra. Il pensiero che anima la mia azione è quello della restituzione circolare universale».

Nella fase di progettazione ha già deciso chi coinvolgere e con quale ruolo?

«Già diversi artisti internazionali hanno manifestato gioia, partecipazione e volontà di contribuire al progetto: abbiamo iniziato una fase di sopralluoghi e cammini tra le Rocce con le anime tese all’orizzonte che si apre davanti agli occhi. L’idea è anche quella di coinvolgere il mondo dell’architettura sostenibile: qui però nessun “archistar” dovrà mettere la firma, omologando gli spazi e ingabbiandoli concettualmente. Qui l’unica vera architettura universale è il paesaggio, il respiro, l’ascolto, la luce e non la materia, è per questo che l’ecosostenibilità sarà il cuore pulsante del progetto. Per rigenerare questi luoghi serve l’intelletto dell’architetto che nell’antichità ispirava e veniva ispirato dall’agorà, simbolo di condivisione, cultura, culto. Si lavorerà sulle forme e sulle strutture e gli artisti le riempiranno e creeranno opere in una dimensione onirica. Gli stessi spazi restituiranno un percorso che, passando da una stanza all’altra, non cercherà luoghi per quel dormire ma luoghi per quel sognare. Poi oltre al museo all’aperto, con opere provenienti da tutto il mondo realizzate in loco e disseminate sul modello di Fiumara d’Arte, verrà realizzato un giardino di essenze, fragranze naturali, spezie mediterranee e un orto botanico».

E poi c’è la formazione nella sua accezione più alta, con il progetto finanziato dal Miur e annunciato nei giorni scorsi

«Si tratta di un disegno a lungo termine che vedrà la nascita di un “Polo di forme artistiche contemporanee”, grazie alla collaborazione tra l’Università di Messina e la Fondazione Fiumara d’Arte. L’arte verrà coniugata alla ricerca legata ai saperi; la storia e la scienza si alimenteranno di innovazione e daranno vita a percorsi museali, senza mai dimenticare la salvaguardia e la valorizzazione delle coste. La funzione didattica rappresenterà il vero corpus di questo progetto, che vedrà i giovani quali testimoni di bellezza universale nel labirinto della conoscenza». 

Quindi in primis questo posto verrà consegnato ai giovani?

«Il comodato del futuro sarà un luogo che non morirà mai, e questo luogo dell’anima, che restituisce e rigenera, potrà incontrare soltanto occhi puri. Il mio più grande desiderio è quello di consegnare questo patrimonio ai ragazzi Down, che rappresentano la parte più alta e nobile dell’innocenza umana».

 

 

LA STORIA

Il Villaggio Le Rocce fu realizzato per volontà dell’assessorato regionale al Turismo e inaugurato nel lontano 1954. Erano gli anni del dopoguerra, un momento delicato denso di tensioni ma anche di tante aspettative: il turismo rappresentò in quella fase uno dei principali strumenti di cui si avvalse la Regione per attivare la ripresa economica e avviare sostanziali trasformazioni territoriali.

L’insediamento originale era stato pensato con una estrema cura del contesto creando una relazione ininterrotta con il paesaggio e l’ambiente circostante in un momento storico che vedeva l’ascesa di Taormina come destinazione privilegiata del turismo internazionale, ma anche della emergente classe media italiana figlia della ricostruzione.

Il bene ha vissuto fasi alterne causate dall’immobilismo amministrativo fino alla definitiva chiusura avvenuta all’inizio degli anni Settanta. Da quel momento la mancanza di cura e manutenzione dei luoghi ha lasciato che degrado e abbandono prendessero il sopravvento. Negli ultimi anni, l’ex Provincia Regionale di Messina, oggi Città Metropolitana, che è proprietaria del Villaggio, aveva avviato un percorso di riqualificazione attraverso lo strumento del projectfinancing per la realizzazione di un albergo di lusso.

Oggi, l’idea di Antonio Presti e della sua fondazione Fiumara d’Arte, accolta con favore dagli Enti territoriali e dalle associazioni dei cittadini, traduce in realtà il desiderio collettivo di un sito da recuperare, in un punto straordinariamente panoramico, per esaltarne la sua storica vocazione naturalistica e per trasformarlo in un centro di aggregazione culturale.

 

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