Sabato 6 ottobre, nella saletta conferenze dell’archivio storico di Taormina, la Professoressa Maria Concetta Calabrese ha presentato, con dovizia di particolari, al pubblico intervenuto, la sua ultima fatica storiografica: Figli della città. Consoli genovesi a Messina in età moderna, Franco Angeli, 2018. L’evento è il primo di una serie di incontri che l’assessorato alla Cultura della Città di Taormina, retto dalla Professoressa Francesca Gullotta, dedica al Mediterraneo, come centro e crocevia di popoli e culture.
L’incontro della Professoressa Calabrese ha ricevuto il patrocinio del Comune di Taormina, quello della Camera di Commercio della Sicilia Orientale (Catania, Ragusa, Siracusa) e la sponsorizzazione da parte dell’Associazione Albergatori Taormina, presieduta da Italo Mennella.
L’assessore Gullotta ha aperto i lavori, mossa dall’intenzione di riattivare la sede dell’archivio storico – luogo importante per la città. Ricettacolo e custode di memorie unitamente alla biblioteca –, sito con una ricca e preziosa documentazione storica e bibliografica. Il ciclo di incontri-studio sul Mediterraneo sarà l’occasione per riavviare un dialogo tra gli studiosi, i cultori di storia patria e tutti coloro, che sono appassionati di storia e cultura. Le collaborazioni avverranno tra le varie università e gli enti, che scientificamente curano il recupero, la tutela e la possibilità di fruire delle memorie storiche e dei saperi del Mediterraneo. Importante a tal proposito, quanto espresso dalla Professoressa Calabrese ad introduzione: «Desidero un Mediterraneo aperto e navigabile. Luogo di confronto ed incontro tra le varie culture». Considerazione che ha dato l’opportunità al Prof. G. Vecchio, Direttore del Dipartimento di Studi politici e sociali dell’Università di Catania, di introdurre il testo della Calabrese, soffermandosi su taluni aspetti storico-giuridici: in particolare, quello dell’enfiteusi, posto in essere anche in Sicilia, come impulso ad un’imprenditoria agricola in cui il contributo dei genovesi è stato importante. Ospiti di riguardo, che in qualità di relatori hanno arricchito di spunti e riflessioni il pomeriggio all’archivio, sono stati: il Prof. Carlo Bitossi, Ordinario di Storia Moderna all’Università di Ferrara, nonché punto di riferimento per la ricerca archivista su Genova e il Dott. Gioacchino Barbera, già Direttore della Galleria Abatellis di Palermo. Il Prof. Bitossi che ha coadiuvato la professoressa Calabrese nella ricerca delle preziose fonti dell’archivio genovese, ha mostrato l’essenza di questo lavoro storiografico: un accesso imprescindibile su nuovi scenari sull’importanza e il contributo politico-economico, sociale e culturale che i genovesi diedero all’isola ed in particolare, alla fiorente città di Messina. La presenza genovese quindi non è solo in altre isole, quali ad esempio la Sardegna ma anche in Sicilia. Presenza confermata, già a partire dal XII secolo, che via via è andata intensificandosi, giungendo alla massima espressione, appunto tra il XVI e il XVII secolo. Una città Messina, importante snodo commerciale con l’Italia e gli altri luoghi del Mediterraneo. Messina, in perenne contesa con la capitale politica Palermo, ma non meno importantee nevralgica di quest’ultima.
Il medesimo concetto è statoribadito nella sua relazione dal Dott. Barbera, il quale ha mostrato attraverso l’arte e le committenze del periodo, il potere e l’influenza dei consoli genovesi. Il Dott. Barbera ha coadiuvato la Professoressa Calabrese anche nella scelta dell’immagine di copertina: la Madonna con Bambino di Cesare da Sesto (Il Milanese), opera del periodo che evidenzia un tema iconografico caro ai Genovesi: San Giorgio.
Il saggio di Maria Concetta Calabrese, docente di Storia Moderna presso il Dipartimento di studi politici e sociali dell’Università di Catania, è un itinerario puntuale sul consolato genovese a Messina, istituto politico al centro di una fitta rete di relazioni familiari ed economiche locali e sovralocali. Nel Cinquecento e nel Seicento l’espansione commerciale dei Genovesi fu, infatti, capillare in tutto il Mediterraneo e anche nella strategica Messina, porto fondamentale per l’esportazione della seta greggia, poi lavorata a Genova e in tutta Europa. Tra i vari consoli, è ricordato anche il genovese Francesco Cicala, che intrattenne stretti rapporti finanziari con il nobile taorminese Ascanio Marziani, giurato e fautore, nel 1609, della costruzione dell’ospedale di Taormina.
Il Mediterraneo e con esso la Sicilia appaiono pertanto, sotto l’aspetto geopolitico, fondamentali per approfondire ed aprire nuove vie alla ricerca della cultura d’Occidente, senza mai dimenticare la giusta visione ad Oriente.
Lisa Bachis