Un conflitto di interessi tra pubblico e privato nei lavori di ristrutturazione dell’ex Villa San Pancrazio. E’quanto evidenzia in una nota il circolo di Legambiente.
“L’ingarbugliato groviglio di interessi privati sbandierati come mecenatismo, desideri di prestigio condotti sotto il vessillo della ricerca pura con la partecipazione di Università, Soprintendenza e Amministrazione comunale, caratterizza dagli inizi il progetto di ristrutturazione dell’ex Villa San Pancrazio.” Inizia così la nota a firma della presidente Annamaria Nossing.
“In questa vicenda, prosegue, si è creato un peculiare conflitto di interessi scaturito dalla confusione fra pubblico e privato, archeologia e commercio, ambizioni personali e ricerca scientifica, particolarmente pericoloso in una città come Taormina così esposta agli attacchi speculativi e priva di qualsiasi attività di adeguamento del piano regolatore e alcuna stesura del piano e regolamento del verde.
Il progetto di coinvolgere le società private che intendono investire a Taormina nel finanziamento di attività di restauro o valorizzazione di beni pubblici della città è senz’altro un progetto con grandi potenzialità. Ma naturalmente può divenire una pratica proficua per la città solamente se realizzato con assoluto rigore, eseguito da partner di grande competenza, con controlli accurati e severi facendo sì che l’interesse privato rimanga in ogni momento subordinato al bene pubblico. Insomma se si riesce ad evitare che divenga il solito do ut des, la squallida politica di scambio di favori in cui una mano lava l’altra per distrarre gli elettori lanciando loro il profumato osso di un’opera pubblica fatta male o addirittura inutile, ma la cui suggestiva narrazione, la presentazione coreografica permette di poter impunemente speculare, costruire dove è proibito. Speriamo che non sia questo il caso e che le ricerche archeologiche non divengano un pretesto per continuare il sacco di Taormina. La nuova (ma anche di lunga, pregressa esperienza) amministrazione ha certamente a cuore i valori culturali e il patrimonio artistico e monumentale della città ed è senz’altro in grado di distinguere fra una sua vera valorizzazione ed un uso improprio. Speriamo dunque, conclude Annamaria Nossing, che non si lascerà fuorviare deviando dalle norme del piano paesaggistico, fra le poche, vere difese del nostro fragile territorio, per accontentare appetiti privati che non portano altro che degrado in un comprensorio magnifico ma che necessita di una tutela attenta e instancabile poiché è sempre più sotto attacco.”